Troina, ds Dell’Arte: ‘’Vi racconto come ho costruito squadra. Pagana lusso, Alì non si accontenta…’’

È considerato uno degli uomini cardine del progetto Troina, definito da alcuni calciatori un “mago”. Parliamo di Dario Dell’Arte, direttore sportivo dei rossoblù. Con lui abbiamo fatto il punto della situazione, ricordando il passato e parlando di futuro. Queste le sue parole in esclusiva a Goalsicilia.it.

Direttore, partiamo dalla fine. Hai assistito al match del Villabiagio in Umbria. Cosa hai provato al fischio finale che per voi è significato serie D?

“Una grandissima emozione, finalmente il lavoro fatto da aprile dell’anno scorso ha portato i suoi frutti. Dopo la sconfitta con la Leonzio, io, mister Pagana e patron Alì abbiamo parlato e ci siamo detti che la stagione successiva doveva essere quella della promozione in D. Ci siamo riusciti! Non siamo una società che da una vita sta in Eccellenza, ma se non avessimo raggiunto questo traguardo sarebbe stata un’annata fallimentare”.

Adesso facciamo un bel passo indietro. Siamo alla scorsa estate, il presidente viene da te e ti dice “Voglio la serie D”. Come ti cominci a muovere?

“Il mio primo contatto è stato con Diallo, proprio un anno fa circa. Poi siamo stati ad uno stage di ragazzi a Roma e qui un grande amico nostro, Cristofari, ci ha consigliato Facundo Ott Vale. Aveva chiuso con il calcio già da qualche anno, ma l’ho chiamato e l’ho convinto a tornare a giocare. Ho scommesso su molti ragazzi che volevano rilanciarsi nel mondo del calcio. Soltanto due nostri calciatori avevano già vinto l’Eccellenza (Facundo al Palestrina e Marletta al Palazzolo, ndr), tra l’altro da Juniores, quindi era proprio una scommessa che abbiamo vinto”.

Un vero è proprio progetto…

“Un progetto partito un paio d’anni fa, quando Alì è arrivato a Troina, con l’obiettivo di integrare ragazzi di tante nazionalità agli italiani. Oggi possiamo dire che il nostro sogno si è realizzato”.

Ti hanno permesso di lavorare bene…

“Intanto colgo l’occasione per ringraziare Alì, anche pubblicamente. Con la sua forza economica poteva scegliere  un direttore che da una vita fa questo lavoro, invece mi ha dato fiducia e sono contento di averla ripagata. Ringrazio anche mister Pagana che è uno che ha fatto calcio importante, oltre che essere un grande allenatore, per me è come un fratello. Entrambi mi hanno dato fiducia e mi hanno fatto lavorare bene”.

Cosa pensavi quando a bocce ferme eravate definiti solo un’accozzaglia di giocatori e non una squadra?

“Mah, siamo stati sempre fiduciosi e consapevoli dei nostri mezzi. Abbiamo un grandissimo allenatore, un lusso enorme per l’Eccellenza, più si gioca a calcio più lui dimostra di essere sul pezzo. La nostra forza è nel nostro patron Alì. Non dimenticherà mai, dopo le tre sconfitte di inizio stagione, che ha indetto una riunione, ha pagato gli stipendi, dicendoci che lui ci credeva più di tutti. Non so in quanti altri l’avrebbero fatto”.

Hai citato Diallo ed Ott Vale, ma avete tanti altri stranieri. Come sei riuscito a selezionarli e prenderli?

“Con un lavoro fatto, quasi come fosse una rete di osservatori, con amici che ho avuto modo di conoscere nel mondo del calcio. Devo ringraziare anche Facundo che ci ha consigliato tre signori giocatori come Del Col, Fernandez e Melillo. Tre ragazzi che avevano giocato nel Boca con lui. Ognuno ci ha messo del proprio in questa squadra”.

Hai portato a Troina anche alcuni italiani di categoria superiore…

“I ragazzi che abbiamo sono tutti eccezionali, tutti hanno contribuito alla cavalcato che ci ha condotto in D, italiano e non. Quello che mi ha sorpreso di più è Amedeo Silvestri, in Eccellenza non c’entra nulla. È giusto citare anche i vari Russo, Marletta, Orlando, ma anche tutti gli altri, gente che nei precedenti palcoscenici era messa da parte, ma merita categorie superiori e quest’anno è stato dimostrato”.

Forse convincere uno straniero è più facile, quanto è stato complicato portare gli italiani ad accettare Troina?

“Beh, un po’ di diffidenza c’era. Molti ragazzi, del catanese o del palermitano, vedono Troina come se dovessero andare in Papuasia. Se nella squadra vicina alla propria città guadagnavano un euro, a Troina ne chiedevano tre non si capisce perché. Noi siamo una società sanissima, non so fino a che punto è giusta questa cosa. Abbiamo scelto di fare il progetto di integrazione tra stranieri ed italiani ed è andata bene”.

Un aneddoto…

“Ce ne sono davvero tanti. Ti racconto del primo che mi viene in mente. Diallo, oltre che un giocatore importante, è una grandissima persona. A maggio non so quante squadre lo volevano, una marea ovviamente di D, ma lui ha scelto di venire da noi in Eccellenza. Arrivava dal napoletano con la famiglia, poi i suoi familiari non sono voluti restar qua e lui è rimasto ugualmente. La parola di Diallo è valsa più di 100 contratti, un vero uomo. Nel calcio non è facile trovare di queste situazioni”.

Togliti un sassolino dalla scarpa…

“Verso la fine del mercato estivo abbiamo cercato alcuni ragazzi del catanese, però preferisco non fare nomi. Insomma si trovava l’accordo e tutto, ma all’ultimo secondo ci dicevano che non sarebbero venuti. Questa cosa mi ha amareggiato, ho percepito che nei giocatori c’è molta falsità. Oggi questi qua, vedendo il campionato che abbiamo fatto, probabilmente si stanno mangiando le mani e anche gli avambracci. Sei d’accordo? (ride, ndr)”.

Il colpo di mercato che non ti è riuscito…

“Mi è dispiaciuto non aver portato qui Pettinato ad inizio stagione. Ha preferito andare ad Acireale per motivi personali, per carità, ma anche lui magari si sta mangiando un po’ le mani per le vicissitudini che si sono susseguite quest’anno. Voglio bene a Davide, lo stimo tanto”.

A dicembre invece? Vi hanno accostato nomi importanti come Nassi…

“No, non è vero. L’unico che abbiamo contattato è stato Cannavò, ma poi abbiamo preferito virare su Totò Romeo. Con Carioto e con altri c’è stato qualche contatto, ma alla fine abbiamo preso chi volevamo fortemente. Col senno del poi possiamo dire che abbiamo azzeccato le mosse”.

Inizio la frase, completala tu: il prossimo anno…

“Prima di parlare, mi dovrò sedere con il patron Alì. Io sono felice di essere qui, non credo ci saranno problemi, ma nella vita mai dire mai. Abbiamo realizzato un sogno, sia per me che per il patron, che per tutto il paese di Troina visto che io sono un troinese Doc”.

Se ti dovesse confermare, l’obiettivo è mantenere l’ossatura anche per la D?

“Cercheremo di mantenere lo scheletro della squadra che abbiamo avuto quest’anno. Di obiettivi non ne abbiamo parlato, ma Giovanni Alì è uno che non si accontenta di partecipare e basta”.

Ringraziamenti finali…

“Tutti meritano un grazie. Dal patron Alì che ho già citato, al presidente Pietro Dell’Arte, alla dirigenza tutta che non si è risparmiata un secondo per portare avanti il progetto. Ovviamente mister Pagana e tutti i calciatori, dal primo all’ultimo. Un grazie anche ai nostri tifosi ed al Nucleo Imakera, non ci hanno mai fatto mancare il loro supporto. Dulcis in fundo vorrei dire grazie mia moglie che mi sopporta (ride, ndr)”.

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Dario Li Vigni