Trapani: orgoglio e carattere ma con tanti limiti…

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Non era una partita di cartello, quella tra il Trapani e lo Spezia. Non era una par

Non era una partita di cartello, quella tra il Trapani e lo Spezia. Non era una partita decisiva per entrambe le contendenti, ma di sicuro era una gara che nascondeva valori importanti dall’una e dall’altra parte. Valori che sono emersi sul campo e che alla fine hanno dato un significato ad una partita non bella, giocata con tanta paura dai granata e da uno Spezia lontano parente di quella squadra additata a giocare il miglior calcio della serie cadetta.

Merito di un Trapani chiamato a riscattare la deludente prova di Cremona e a dare una risposta  a quanti dopo la manita subita dalla squadra di Rastelli l’avevano condannato ad una retrocessione anticipata. Credo che, anche se non sono arrivati i tre punti, la truppa di Castori abbia superato l’esame, con una prova di carattere, personalità, concentrazione e giusto approccio alla partita, ma che non sono bastati.

I granata hanno messo in campo l’orgoglio di chi è stato ferito  e subito vuole rimarginarla la ferita. Hanno pressato alto l’avversario, annullando la fonte del gioco spezzino, Matteo Ricci, chiudendo i corridoi per le fasce,  dove è solito svilupparsi il 4-3-3 di Vincenzo Italiano e con un pizzico di fortuna sono riusciti a trovare l’11* gol del bomber Pettinari.

Ma come sempre sono affiorati i limiti di una squadra che non per questo occupa il penultimo posto in classifica. La solita leggerezza difensiva che ha porta al pareggio degli ospiti. Eh sì,  perché il Trapani si rispecchia anche nei passaggi alla viva il parroco di Coulibaly, nella ripartenza di un Luperini tutto gambe e corsa che però cincischia nel controllare la sfera in velocita, nell’ennesima diagonale sbagliata da Grillo.

Poi quando ci si mette pure la sfortuna a negarti il gol nelle due occasioni del palo su tiro di Pettinari e della traversa colpita da Taugourdeau, allora hai la sensazione delle classiche annate segnate.

È questa la realtà della squadra di Fabrizio Castori, è inutile fasciarsi la testa per una compagine con grossi limiti tecnici e tattici, per la quale bisogna solo allargare le braccia ed accettare tutto quello che verrà di partita in partita. Dello Spezia c’è ben poco da dire sulla partita, si è visto solo un paio di volte nell’area granata di cui una è stata in occasione del pareggio di Gyasi.

C’è tanto invece da dire sull’emozionante ritorno al “Provinciale” di Vincenzo Italiano, l’uomo che ha riportato nel calcio che conta tutta una squadra, tutta una città. Un’emozione che si tagliava con il coltello quella del tecnico di Ribera al suo ingresso sul terreno di gioco. Tutti in piedi ad applaudirlo e lui con il capo chino, alzava le braccia per salutare il pubblico ed ogni tanto si strofinava gli occhi per qualche lacrima che gli usciva. Un’emozione che ha accompagnato Vincenzo Italiano per tutta la partita, come lui stesso ha poi confermato, sottolineando con ironia che era così tanta l’emozione da averla trasmessa ai suoi giocatori. È raro ormai nel calcio vivere queste emozioni. A Trapani è successo e dovremmo esserne tutti orgogliosi.

Rimango basito, invece, dalla decisione presa dal Trapani calcio di sospendere, interviste, conferenze stampa ed ogni altra comunicazione societaria al fine di tutelare la serenità dell’ambiente. Guarda caso tale decisione è stata presa dopo la fuga di notizie che ha portato alla divulgazione, proprio da parte dell’emittente il cui editore è il componente del Cda con delega all’informazione, della multa ai tesserati dopo la disfatta di Cremona, prima ancora di essere stata effettivamente applicata.

E così, invece di risolvere il problema all’interno della società e capire come mai una notizia del genere sia stata divulgata all’esterno, la società ha deciso di penalizzare tutti gli organi di informazione, ma soprattutto i tifosi che non potranno più ascoltare la voce dei protagonisti in campo. Concludo con un quesito: che sia l’ennesimo strafalcione di un’annata ormai inesorabilmente indirizzata verso la retrocessione in campo e non solo?

Salvatore Puccio