Trapani: il sogno può (e deve) continuare
Finisce in parità il primo round della semifinale play off tra il Catania ed il
Finisce in parità il primo round della semifinale play off tra il Catania ed il Trapani. Ma, diciamolo francamente, solo sul piano del risultato, per il resto l’ha vinto l’undici di Italiano, in lungo ed in largo. Perché se tra le fila degli etnei non militasse un giocatore come Lodi, che in Lega Pro fa la differenza (e Sottil lo fa partire inspiegabilmente dalla panchina), capace di sfruttare al massimo due calci piazzati, nel primo, beffando dal centrocampo Dini con un pallonetto su punizione e nel secondo, realizzando un penalty vergognosamente concesso dall’arbitro, a quest’ora saremmo qui a cantare le lodi (ma lo facciamo lo stesso) di un Trapani che al “Massimino” ha surclassato i padroni di casa, sciorinando una prestazione da prima della classe che ha messo alle corde un Catania privo di idee, senza gioco, che si identifica per tutti i 95′, sulle due perle del suo giocatore più rappresentativo.
Nulla è valso il cambio di modulo di gioco del Catania passato dal classico 4-3-3, ad un 4-3-1-2, per sfruttare la verve di un giocatore come Sarno dietro le due punte Marotta e Di Piazza. Perché un Trapani sceso in campo unito, compatto con la giusta mentalità e sempre schierato da Italiano con il solito 4-3-3, ha spento qualsiasi velleità dell’undici di Sottil. Corapi, Toscano e Aloi si alternavano nell’andare a raddoppiare su Sarno, non facendolo giocare e gli stessi centrocampisti granata supportati anche da Ferretti e Tulli riuscivano a limitare i rifornimenti per Marotta, che sappiamo tutti lanciato in velocità può fare davvero male. Ma quella di ieri non è stata la serata giusta per l’attaccante rossoblù, uscito tra i fischi dei suoi sostenitori quando Cristaldi (che sostituiva in panchina Sottil squalificato), l’ha richiamato in panchina.
Tutto merito della truppa di Italiano che ha costretto il Catania a subire il gioco dell’avversario. I granata hanno affrontato la gara con il giusto approccio, dal primo all’ultimo minuto, giocando di squadra, con fraseggi veloci, facendosi trovare sempre al posto giusto ed aiutandosi a vicenda. Insomma giocando da squadra! E questo, forse, ha fatto la differenza, rispetto ad un Catania che ancora oggi è alla ricerca di una sua vera identità di gioco, perché fin qui si è affidato solo alle prodezze del singolo. Il Trapani ha condotto fin da subito la partita, grazie a quel terzetto di centrocampo che lavora in sintonia non facendo rimpiangere l’apporto che può dare in quella zona nevralgica del campo un giocatore come Taugourdeau costretto dopo l’infortunio di Pagliarulo ad arretrare in difesa.
Mentre sulle fasce Tulli da un lato e Ferretti dall’altro hanno fatto vedere i sorci verdi ad una lenta e poco convincente retroguardia rossoblù. Tulli è riuscito al primo affondo a realizzare il vantaggio ospite, andando vicino al raddoppio allo scadere dei primi 45′. Ferretti non ha avuto la fortuna del gol ma in due occasioni c’e andato vicino, per poi trovarlo nella ripresa. Solo Trapani nel primo tempo, il Catania, chi l’ha visto? La mente, allora, è andata subito alla partita d’andato dove dopo un primo tempo spettacolare da parte del Trapani, nella ripresa, successe il ribaltone, con il Catania che finì per aggiudicarsi il derby per 3 reti ad 1.
Timore scongiurato subito dai granata ritornati in campo più concentrati di prima, a fare la partita e trovare meritatamente il raddoppio con Ferretti. Consapevole del flop dei primi 45′ Cristaldi cambiava tutto il centrocampo con Brodic, Llama e Lodi a sostituire Biagianti Rizzo e Bucolo, ma le mosse non portavano ad un nulla di fatto. Forse l’inserimento di Baraye e Manneh sulla fascia sinistra ha portato un po’ di vivacità al gioco etneo. Però, da poter impensierire Dini e compagni, manco a parlarne. Ma avere in squadra giocatori di un certo calibro, serve a “salvarti la faccia” dopo la figuraccia di una serata.
Ecco, puntuali, le prodezze di Francesco Lodi. Al di là del pari, la truppa di Italiano la sua partita l’ha vinta sul piano morale e sentimentale, in barba a quei detrattori che volevano i giocatori distratti dalle vicissitudini non certo belle che sta attraversando la società. Ieri sera al “Massimino”, i granata ci hanno messo il cuore, hanno dimostrato l’attaccamento alla maglia e comportandosi da veri professionisti hanno dato una risposta a tutti quanti. Ma nello stesso tempo hanno lanciato un messaggio chiaro e forte: “potete pensare ciò che volete, ma il sogno noi per primi lo vogliamo realizzare”. E domenica sera, in occasione del secondo round di questa semifinale play off bisogna pensare in maniera univoca e fare sentire ai ragazzi di Italiano il calore necessario per raggiungere un traguardo che alla luce di quanto visto ieri sera al “Massimino”, questa squadra lo merita ampiamente.
Salvatore Puccio