Trapani, Daì a GS.it: ”La B possibile, famiglia Morace fortuna della città. La mia vita dopo il calcio giocato…”
Una storia dipinta di granata, dall’ Eccellenza alla Serie B passando per San Siro. Ni
Una storia dipinta di granata, dall’ Eccellenza alla Serie B passando per San Siro. Nino Daì e il Trapani, una storia che continua anche al di fuori del rettangolo di gioco. L’ex terzino, dopo una carriera a fare scorribande sulla fascia, ha smesso i panni da calciatore e indossato quelli di Responsabile del settore giovanile del Trapani. Con la bandiera granata, Goalsicilia.it, ha parlato di passato, presente e futuro.
Com’è la nuova vita di Daì…
“Molto diversa (ride, ndr). Una responsabilità diversa, si sta a contatto con bambini, ragazzi, genitori… bisogna trasmettere sicurezza, io sto cercando di metterci l’esperienza anche a livello umano. Voglio trasmettere quello che ho acquisito in questi anni e far capire come si sta nel mondo del calcio fin da piccoli”.
Lavorare con i giovani è un onere abbastanza grande…
“Una grande responsabilità, loro vedono in noi un esempio, dobbiamo sempre cercare di mostrarci al meglio. Cerchiamo di fargli capire che l’obiettivo non è arrivare in alto ma imparare dalle sconfitte”.
In prima squadra si sta imponendo Rizzo. Può essere un esempio per tanti…
“Un trapanese che ha cominciato la scuola calcio qui, è un prodotto del nostro settore giovanile. È un esempio a tutti gli effetti che con impegno, umiltà e sacrificio, alla fine si può arrivare a indossare la maglia della prima squadra della tua città. Il Trapani sta dimostrando di puntare sui ‘suoi’ ragazzi e sta valorizzando diversi giovani del vivaio. Questo deve essere uno stimolo per molti, indossare questa maglia è una fortuna”.
Sei partito dai piccolini, in futuro chissà…
“Come nella mia carriera, che sono partito dal basso, dall’Eccellenza a quasi sfiorare la A vincendo tutti i campionati, mi piace crearmi le occasioni, guadagnandomi tutto con sacrifici e non mollando mai. Se sarò bravo e dimostrerò qualcosa, mi piacerebbe arrivare in alto. Sono giovane, voglio fare un percorso per gradi, poi l’obiettivo di ogni calciatore che smette di giocare, è quello di trovare continuità nel calcio anche dopo. Per fortuna la società mi ha dato questa grande possibilità e sono grato”.
Quanto ti manca il calcio giocato?
“Mi manca tantissimo. Non ti nascondo che ogni tanto mi salta la ‘pazzia’ e andrei a giocare in D o Eccellenza (ride, ndr), basta che gioco. È dura, perché ho solo 33 anni, non è stato semplice mollare ma la mia è stata una scelta di vita: ho valutato tutto e ho preso questa strada, ma mai dire mai”.
Quindi non è escluso un ritorno agli scarpini?
“Ti dico la verità, continuo ad allenarmi e tenermi in forma fisicamente, tutto può succedere nella vita”.
Hai ricevuto qualche chiamata da Paceco?
“Sì mi hanno chiamato (ride, ndr). Con Ciccio Di Gaetano e Christian Terlizzi c’è un grande rapporto, abbiamo giocato insieme, mi conoscono bene, sapevano cosa potevo dargli in campo e anche fuori. Li ho sentiti sia a inizio anno che a dicembre, mi fa piacere il loro interesse ma ho preso un impegno con la famiglia Morace e non avrei mai mollato dopo pochi mesi, non sarebbe stato né giusto né corretto”.
A Paceco non stanno vivendo un grande momento…
“Mi dispiace perché hanno una buona squadra, ragazzi che hanno voglia di fare bene. Stanno dando il massimo ma i risultati non li stanno aiutando. Spero ne escano il prima possibile perché non meritano questa classifica”.
Tra Lecce e Catania, il Trapani potrebbe inserirsi nella corsa alla promozione?
“È un campionato difficile, però mi ricordo che nella nostra promozione in B in questo periodo avevamo una situazione simile: Lecce primo e noi a -9. Poi abbiamo fatto una grande rimonta, andando a vincere a Lecce dando la svolta. Nel calcio tutto è possibile, io spero che sia riconquistata la B perché lo merita la città e lo meritano in primis i tifosi e soprattutto la famiglia Morace che continua a investire su questa squadra. Oggi come oggi c’è poca gente che investe sul calcio e noi abbiamo la fortuna di avere una famiglia che sostiene questi colori”.