Trapani, Antonini: “Striscione allo stadio e polemiche sulle mie dichiarazioni? Vi spiego…”-LA NOTA

Attraverso una nota ufficiale, il presidente del Trapani, Valerio Antonini, ha detto la sua sullo striscione apparso allo stadio e le polemiche sulle proprie dichiarazioni:

“Che io fossi un “personaggio difficile” (come ormai sento dire in giro di me), ritengo non ci fossero dubbi. Personaggio difficile ma non, di certo, “in cerca d’autore”, tanto per rimanere in terra di Sicilia.  Da imprenditore sono abituato a ponderare il rischio ed anche a correrlo e, soprattutto, sono abituato a mostrarmi a volto aperto senza nascondermi dietro sillogismi forzati come, invece, ho constatato di persona si ami fare da queste parti.

Veniamo al punto delle polemiche di questi giorni.

Nella giornata di sabato durante la conferenza stampa, avevo già, alla luce di alcune domande che mi erano state poste, inviato un messaggio di distensione in vista della sfida contro la LFA Reggio Calabria, che era a mio modo di vedere decisiva per la corsa alla Serie C del prossimo anno.  E ritengo sia proprio accogliendo il mio invito alla distensione che gli striscioni sono apparsi per pochi secondi e non per l’intera durata del match. Una dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, di come il rapporto fra me e la tifoseria organizzata sia improntato al rispetto delle parti pur se nella piena autonomia dei ruoli.  Quanto apparso durante la gara di ieri in curva Nord, oggetto nell’arco delle ultime ore di alcune levate di scudi, mi spinge però ad una riflessione; l’unità del tifoso granata intorno alla mia persona, manifestata anche sui cancelli del Palashark, ha il solo obiettivo di vedere i propri colori sociali lontani dalle attuali categorie, dalla sofferenza ed il dolore sportivo vissuto in questi ultimi anni, che magari certa Stampa si era dimenticata di stigmatizzare. Gli stadi sono luoghi di tifo ed aggregazione, ed i nostri meravigliosi tifosi hanno il diritto di esprimere approvazione e dissenso, senza usare mai la violenza, che saremmo i primi a condannare. Capiamo che le critiche ed i giudizi negativi sono difficili da accettare per chi è abituato solo a farli, ma bisogna saper ricevere ciò che si semina. Ciò che incuriosisce tanto chi cerca, abusando di termini che poco realmente conosce come inchiesta, è alla luce del sole, come gli sforzi economici fatti dal sottoscritto fino ad oggi dando ossigeno alla forza lavoro trapanese attraverso capitali personali.

Vedere attaccato senza motivo, con bugie e mistificazioni della realtà, chi ha riacceso entusiasmi da sold out ha portato ad una granitica coesione. Non posso non ringraziarli per l’affetto che mi danno, verrei meno a quel senso di comunità che ho visto crescere giorno dopo giorno in questa mia ponderata scelta trapanese. Così come non posso non ringraziare vivamente chi mi ferma per strada o nei locali della città dandomi forza per un percorso che è appena iniziato. Questo non significa che “cerco i consensi del popolo” per chissà quale motivo, come si sussurra in determinati ambienti provinciali; significa semmai che lo scambio osmotico di cui questa comunità ed io ci stiamo nutrendo (io investendo notevoli capitali e i cittadini dandomi quel sostegno anche affettivo che male non fa) sta creando un nuovo modo di sentirsi, appunto, comunità. Una comunità che vede fatti concreti e non parole al vento e che sta vivendo un sogno che, ci tengo a sottolinearlo, non è solo sportivo ma di riscatto sociale.

Per quanto riguarda la nota diramata dalla FIgec Cisal, Federazione Italiana Giornalismo ed Editoria Comunicazione, con la quale si esprime preoccupazione per l’attacco al diritto di informazione e alla libertà di stampa, come già avvenuto nei mesi scorsi con l’Assostampa di Trapani, sono disponibile ad un incontro per meglio approfondire proprio la tematica dell’informazione in questo territorio.  Faccio mio, totalmente, l’articolo 21 della Costituzione italiana laddove sancisce che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Mai, specialmente nel ruolo di editore, mi vedrete censurare i professionisti di cui mi avvarrò nel corso del tempo nelle mie attività imprenditoriali ma a loro deve ben essere chiaro, come dovrebbe esserlo a tutti i rappresentanti della stampa, ciò che recita un principio cardine del codice deontologico dei giornalisti ed in particolare cito l’art. 48 (Procedimento disciplinare) della legge professionale 69/1963 laddove afferma: “Gli iscritti nell’Albo, negli elenchi o nel registro che si rendano colpevoli di fatti non conformi al decoro e alla dignità professionale, o di fatti che compromettano la propria reputazione o la dignità dell’Ordine, sono sottoposti a procedimento disciplinare”. Una sottolineatura di buon senso che sancisce il fatto che “l’esercizio delle libertà di informazione e di critica deve essere ancorato ai doveri imposti dalla buona fede e dalla lealtà”.

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Redazione