“Sono andato al Sert”: il giocatore ammette tutto | Squalifica per la dipendenza
Il calciatore ammette la dipendenza e di avere chiesto aiuto per uscirne, la squalifica è stata una grande mazzata.
Le dipendenze hanno segnato la vita di numerosi sportivi, spesso sopraffatti dalla pressione del successo, dall’esposizione mediatica e dalle tentazioni del lusso. Tra questi, i calciatori sono stati particolarmente esposti a problemi legati a sostanze stupefacenti, alcol e altre forme di dipendenza. La combinazione di enormi guadagni, stress emotivo e accesso facilitato a comportamenti rischiosi ha portato molti atleti a cercare sollievo in abitudini distruttive.
Uno dei casi più noti è quello di Diego Armando Maradona, leggenda del calcio argentino. Maradona, nonostante le sue straordinarie doti in campo, ha combattuto a lungo contro la dipendenza da cocaina, che ha segnato profondamente la sua carriera e la sua vita personale. Anche l’ex calciatore brasiliano Adriano ha vissuto una parabola simile: il “Imperatore” ha avuto un grande successo all’inizio della sua carriera, ma problemi familiari e l’abuso di alcol lo hanno allontanato dal calcio ai massimi livelli. Questi esempi mostrano come il successo non sempre protegga dalle fragilità umane.
Anche calciatori più recenti hanno sofferto di dipendenze, ma con maggiore supporto da parte di società e organizzazioni. Paul Merson, ex centrocampista inglese, ha raccontato apertamente la sua lotta contro l’alcolismo e la dipendenza da droghe, spiegando come il riconoscere il problema sia stato il primo passo verso la guarigione. Oggi molti atleti ricevono sostegno psicologico e programmi di recupero personalizzati per aiutarli a superare questi ostacoli.
La ludopatia è un’altra dipendenza che ha colpito diversi calciatori, spesso attratti dall’adrenalina del gioco d’azzardo. Michael Chopra, ex attaccante inglese, ha ammesso di aver perso milioni di sterline a causa del gioco. Altri, come Joey Barton, hanno raccontato come il gioco compulsivo abbia influenzato negativamente le loro carriere e relazioni personali.
“Mi svegliavo con l’unico obiettivo di scommettere”
Come abbiamo citato la ludopatia è una dipendenza a tutti gli effetti, non da sottovalutare e al pari di altre dipendenze come quelle di sostanze stupefacenti o di alcol. Nicolò Fagioli, centrocampista della Juventus e della Nazionale, ha raccontato un brutto periodo di vita nel documentario “Fragile” su Prime.
“Non giocavo per vincere, avevo già molti soldi, scommettevo solo perché proprio farlo mi dava soddisfazione. Ho iniziato a 16 anni per gioco con gli amici, poi gradualmente è diventata una vera e propria dipendenza. La mattina mi svegliavo con l’obiettivo di fare la prima scommessa“.
“Sono anche andato al Sert ma…”
Nicolò Fagioli, nel documentario trasmesso da Amazon, ha continuato a parlare del suo periodo difficile che gli ha causato anche sette mesi di squalifica dalle partite ufficiali. Queste le sue parole: “Ero alla Cremonese nel periodo Covid e sono stato costretto a rimanere a casa un mese, qui mi sono cominciato a rendere conto di avere un problema“.
“Sono andato al Sert per parlare con qualcuno, ma ho pensato che non era utile a me stesso. La mia idea era che non mi servissero persone specializzate per risolvere il mio problema“. Dopo il lungo stop, Fagioli p tornato a calcare i campi di calcio a maggio del 2024, giocando anche l’Europeo con l’Italia.