Sinner, la notizia arriva in vacanza: “24 mesi di stop” | Squalifica durissima
Il tennista numero 1 al mondo, fresco di vittoria della Coppa Davis, può rischiare un lunghissimo stop.
Il doping è una piaga che ha colpito molte discipline sportive, e il tennis non è immune da questo fenomeno. Sebbene sia uno sport basato su resistenza, forza mentale e tecnica, diversi atleti sono stati squalificati per aver assunto sostanze vietate. Maria Sharapova è forse il caso più emblematico: nel 2016, la tennista russa fu squalificata per due anni (poi ridotti a 15 mesi) dopo essere risultata positiva al meldonium, una sostanza usata per migliorare la resistenza. Sharapova ammise di aver assunto il farmaco per anni, ma sostenne di non sapere che fosse stato aggiunto alla lista delle sostanze proibite.
Un aspetto rilevante riguarda le squalifiche che scaturiscono non solo da prestazioni sospette, ma anche da test mirati o indagini approfondite. Ad esempio, Richard Gasquet, tennista francese, fu sospeso nel 2009 per tre mesi dopo essere risultato positivo alla cocaina. Gasquet si difese sostenendo di essere stato contaminato inavvertitamente durante un bacio in una discoteca, una spiegazione che portò a una riduzione significativa della pena. Analogamente, il caso di Viktor Troicki, squalificato nel 2013 per 18 mesi (poi ridotti a 12), sollevò polemiche: il serbo si rifiutò di sottoporsi a un test antidoping adducendo motivi di salute, una decisione che violò i protocolli.
Nel tennis, il doping assume forme diverse rispetto ad altri sport. Più che potenziatori muscolari, si parla spesso di sostanze che migliorano la resistenza o l’attenzione, cruciali in match che possono durare molte ore. Questo spiega perché i casi di doping tra i tennisti siano meno frequenti rispetto a sport come atletica o ciclismo, ma comunque significativi quando emergono.
Questi scandali hanno danneggiato l’immagine del tennis come sport “pulito”, ma hanno anche spinto le autorità a intensificare i controlli. L’obiettivo è mantenere l’integrità del gioco, proteggendo la competizione e gli atleti onesti da eventuali scorrettezze.
Sinner e la positività al doping
Jannik Sinner, numero 1 al mondo nel tennis, ha ammesso dopo la vittoria della Coppa Davis di avere un po’ in testa questa situazione. Lo sportivo, dopo un test, era stato trovato positivo al Clostebol con quantità infinitesimali nelle proprie urine, spiegando a gran voce la propria innocenza e che sia finito nel suo corpo per un contatto involontario.
Sembrerebbe infatti che il fisioterapista del tennista avesse una ferita al dito e per farla cicatrizzare in breve tempo abbia usato il Trofdermin (che contiene il Clostebol) su indicazione del preparatore Umberto Ferrara, quindi il contatto sarebbe arrivato a causa dei massaggi fatti da Giacomo Naldi. Entrambi sono stati subito licenziati da Sinner.
Rischio lunga squalifica
L’ITIA aveva dato ragione all’altoatesino, scagionandolo, ma la WADA ha presentato ricorso al TAS di Losanna. Il tennista rischia uno o due anni di squalifica. Attualmente il tennis è fermo, riprenderà il 12 gennaio con gli Australian Open ma è molto difficile che la sentenza del TAS arrivi prima di questa data.
Il Tribunale non ha stabilito una data per la sentenza, cui poi a prescindere dalla decisione sarà possibile presentarne il ricorso, ma si pensa che possa arrivare tra gennaio e marzo 2025. Sinner rischia tra 12 e 24 mesi di squalifica, ma la sensazione è che potrà essere assolto verificando l’involontarietà dell’assunzione della sostanza dopante e soprattutto la quantità più che minima nel suo corpo.