Si accascia a terra sanguinante: attimi di terrore durante il match | Poteva andare nel peggiore dei modi
Giocatore ferito dopo lo scontro durante la partita, scena quasi da film splatter. A colpirlo è stato l’avversario.
Gli infortuni al viso e alla testa sono tra i più spettacolari e delicati nel calcio, spesso lasciando segni permanenti o richiedendo interventi chirurgici. Uno degli episodi più famosi riguarda Petr Čech, portiere del Chelsea, che nel 2006 subì una frattura del cranio dopo uno scontro con Stephen Hunt del Reading. L’infortunio fu così grave da richiedere un intervento d’urgenza e l’utilizzo di un caschetto protettivo per il resto della sua carriera. Un altro caso celebre è quello di Raul Jimenez, attaccante del Wolverhampton, che nel 2020 riportò una frattura del cranio durante uno scontro con David Luiz, mettendo in pericolo la sua vita.
Anche i colpi al volto possono avere conseguenze drammatiche. Un esempio è Cristiano Ronaldo, che nel 2018 durante una partita con il Real Madrid ricevette un calcio involontario in faccia che gli causò una profonda ferita sopra l’occhio. Sebbene non sia stato un infortunio grave, le immagini del sangue sul volto del campione fecero il giro del mondo. Altri giocatori come Gary Cahill hanno subito lesioni simili, riportando fratture dello zigomo o del naso, con tempi di recupero variabili.
Le commozioni cerebrali sono un tema di grande dibattito nel calcio moderno. Hugo Lloris, portiere del Tottenham, nel 2019 ha perso conoscenza dopo un atterraggio sbagliato, alimentando le discussioni sulla necessità di protocolli più rigidi per gestire gli infortuni alla testa. Analogamente, il caso di Jan Vertonghen nel 2020 ha evidenziato quanto sia difficile valutare l’idoneità a continuare a giocare dopo un trauma cranico.
Incidenti più rari ma altrettanto impressionanti includono ferite profonde al cuoio capelluto, come quella di Terry Butcher nel 1989, che giocò con una vistosa fasciatura insanguinata. Questi episodi sottolineano l’importanza della prevenzione e della gestione rapida degli infortuni nel calcio.
Il duro colpo al volto
Mancano pochi minuti all’intervallo del match del recupero che vede protagoniste Atalanta e Juventus. I bianconeri organizzano una ripartenza, McKennie è a destra, appoggia a Koopmeiners e scappa verso l’area, ma Kolasinac allarga l’alettone per non farsi superare.
L’americano cade a terra visibilmente dolorante, l’azione prosegue con un nulla di fatto. Il giocatore statunitense resta a terra e l’arbitro è costretto a chiamare i soccorsi considerando che il centrocampista juventino perde sangue dalla bocca, ma viene medicato e torna regolarmente a giocare.
Le lamentele juventine
Durante la partita questo scontro di gioco è quasi passato in secondo piano, anche se McKennie fin dal primo momento ha lamentato di avere ricevuto una gomitata. Giusto dire anche che Kolasinac, l’autore della sbracciata, è stato tra i primi a sincerarsi delle condizioni dell’avversario.
L’arbitro Doveri non ha valutato lo scontro come falloso, anche se rivedendo le immagini il giallo era sacrosanto. Sicuramente il VAR non poteva intervenire perché, per quanto il colpo sia stato duro, non era da rosso diretto e quindi non si trattava di un grave errore del direttore di gara. Almeno il giallo ci stava, forse anche l’arancione, mentre sui social i supporter bianconeri lamentano un mancato rosso vista la presunta volontarietà dell’intervento, sottolineando anche il danno subito dal centrocampista statunitense.