Rissa in campo: pugno in pieno volto all’avversario | Pronta la squalifica a vita
Dopo un fallo nasce una zuffa e scambi di pugni degne dei peggiori saloon del Far West. Probabile mano pesante del Giudice Sportivo.
Le risse tra giocatori durante le partite sono episodi che, purtroppo, accadono con una certa frequenza e mettono in luce tensioni accumulate in campo. Nel calcio, uno degli episodi più noti è quello tra Zinedine Zidane e Marco Materazzi nella finale dei Mondiali 2006, culminato nella famosa testata del francese all’italiano. In Premier League, il confronto acceso tra Eric Cantona e un tifoso avversario, con un calcio volante sugli spalti, è rimasto nella memoria per la sua gravità e le conseguenze disciplinari che ne seguirono.
Anche in altri sport le risse tra atleti non sono rare. Nel basket NBA, l’episodio del “Malice at the Palace” del 2004 è uno dei più famigerati: una rissa tra i giocatori di Detroit Pistons e Indiana Pacers si estese al pubblico, con scene di caos assoluto. Nel rugby, noto per la sua fisicità, ci sono stati scontri memorabili come quello tra Francia e Inghilterra nel 1991, quando un intero match si trasformò in una lunga serie di scaramucce e placcaggi oltre il regolamento.
Le conseguenze di questi episodi variano a seconda della gravità, ma possono includere squalifiche lunghe, multe salate e danni all’immagine degli atleti coinvolti. Ad esempio, la rissa tra Pepe e Lionel Messi in un Clasico del 2011 portò a una valanga di polemiche e tensioni tra Real Madrid e Barcellona. Nel hockey su ghiaccio, le risse sono quasi una “tradizione”, ma ci sono stati casi estremi come il confronto tra Colorado Avalanche e Detroit Red Wings nel 1997, che si trasformò in una battaglia generale sul ghiaccio.
Nonostante tutto, alcuni episodi mostrano che la rivalità può essere gestita in modo più sportivo. Dopo una rissa nel 2010 tra giocatori di Uruguay e Ghana, i capitani delle squadre si scusarono pubblicamente per l’accaduto. Nel tennis, invece, Novak Djokovic e Andy Roddick, dopo una discussione accesa in campo, trovarono il modo di riconciliarsi, dando un esempio di fair play.
Fallo, discussione e rissa
Siamo negli Stati Uniti, si sta giocando la sentita sfida di NBA tra Phoenix e Dallas. Ad inizio ripresa, con i texani avanti 60-44, Nurkic riceve palla spalle a canestro e allarga il braccio con Gafford che cade a terra con le mani al volto, l’arbitro assegna il fallo.
Nurkic si allontana ma torna indietro per rispondere alle parole di Marshall compagno di Gafford. Da qui ne nasce una rissa con Nurkic che colpisce l’avversario con una manata sul volto.
Arrivano tre rossi
Quindi Marshall spinge Nurkic che risponde con una manata sul volto dell’avversario, ma il primo sferra un pugno sul volto di Nurkic con gli arbitri che faticano a riportare la calma e mettono le mani nei taschini per prendere provvedimenti.
Al duetto si unisce anche Washington, compagno di Marshall, che fa in tempo a spingere con due mani Nurkic facendolo cadere sul parquet. Così gli arbitri estraggono tre rossi. Kevin Durant, stella di Phoenix ha detto: “Certe cose quando competi succedono, ma non dovrebbero. Penso che i ragazzi saranno squalificati e perderanno soldi per avere fatto tutto ciò”.