Il futuro dell’Acr Messina è appeso a un filo. La società rischia l’ennesimo fallimento a causa di gravi inadempienze finanziarie da parte dell’AAD Invest Group, che non ha rispettato le prime scadenze previste dagli accordi sottoscritti. Come riportato da Fabrizio Bertè su Repubblica, il fondo lussemburghese-americano ha sì pagato gli stipendi ai calciatori e ai tesserati, ma non ha versato i contributi, esponendo il club a una probabile penalizzazione in classifica.
Ma il problema non si limita a una semplice sanzione sportiva. Il fondo non ha infatti onorato l’impegno economico principale, non versando la prima tranche di 1,25 milioni di euro prevista per acquisire l’80% delle quote del club, come stabilito nell’atto firmato lo scorso 2 gennaio davanti al notaio Silverio Magno. Questo inadempimento mette a rischio l’intero assetto societario e apre scenari incerti per il futuro del club.
Sciotto potrebbe tornare, ma non è convinto
In virtù di una clausola dell’accordo, la palla potrebbe tornare all’ex patron Pietro Sciotto, che avrebbe la possibilità di riprendersi il controllo totale della società. Tuttavia, come sottolinea Repubblica, Sciotto sembra poco intenzionato a rimettersi in gioco, a meno che non possa riacquisire il 100% delle quote. Solo in quel caso il Messina potrebbe sperare nell’ingresso di un nuovo gruppo imprenditoriale in grado di salvare la squadra.
A dicembre, l’ex presidente dell’Igea Virtus e del Basket Barcellona, Immacolato Bonina, aveva mostrato interesse per il club insieme a un gruppo imprenditoriale vicino a lui. Ma Sciotto ha scelto di cedere alla proposta di Doudou Cissé e dell’AAD Invest Group, forse attratto dall’idea di incassare una cifra ben superiore al reale valore di mercato della società. Tuttavia, la scelta sembra essersi rivelata fallimentare.
Un fondo misterioso e la rabbia dei tifosi
Le perplessità aumentano anche per le ombre sul fondo acquirente. Come evidenzia Bertè su Repubblica, l’AAD Invest Group avrebbe un capitale sociale di appena 12.000 euro ed è stato costituito solo a febbraio. La mancanza di esperienza nel mondo della finanza e dello sport ha sollevato pesanti dubbi tra i tifosi e gli addetti ai lavori. Inoltre, Francesco La Fauci, che aveva svolto il ruolo di consulente del fondo, ha preso le distanze da Cissé e dall’intero gruppo, alimentando ulteriori sospetti sulla solidità dell’operazione.
I tifosi biancoscudati si chiedono come sia stato possibile cedere il club a una realtà così fragile e temono il peggio per le sorti del Messina, che rischia il quarto fallimento dal 1993, il terzo dal 2008.
Politica e tifosi in allarme: il rischio penalizzazione incombe
Nel frattempo, anche la politica locale è scesa in campo per cercare di scongiurare il peggio. Il sindaco di Messina, Federico Basile, insieme all’assessore allo sport Massimo Finocchiaro, ha proposto una sottoscrizione popolare per evitare una pesante penalizzazione e ha incontrato il direttore sportivo Domenico Roma, che a gennaio aveva rivoluzionato l’organico e ora chiede garanzie concrete alla società.
La situazione economica del club appare sempre più delicata. Nonostante gli stipendi siano stati pagati, il Messina avrebbe incassato circa 180.000 euro dalla Lega Pro come ristoro per le squadre giovanili e, sommando gli incassi delle ultime partite casalinghe e alcune cessioni effettuate a gennaio, la cifra totale raggiungerebbe i 400.000 euro. Di questi, però, poco più di 100.000 euro sarebbero stati destinati agli stipendi, alimentando dubbi sull’effettiva provenienza dei fondi e sulla gestione finanziaria.
Il futuro del Messina resta appeso a un filo
Il presidente Stefano Alaimo ha rinviato la conferenza stampa prevista per mercoledì e ha parlato informalmente di risorse in arrivo, ma al momento non c’è stata alcuna presa di posizione ufficiale. I tifosi continuano a vivere ore di forte apprensione, mentre il rischio di un nuovo fallimento si fa sempre più concreto.
L’Acr Messina, senza una reale svolta societaria, potrebbe sprofondare in un nuovo baratro, gettando nel caos un club storico che da anni lotta tra crisi finanziarie e gestioni discutibili. La speranza è che si faccia chiarezza in tempi brevi, prima che sia troppo tardi.