Ragusa, Raciti a GS.it: “Ci hanno illuso che i problemi fossero risolvibili. Salvato titolo, mi auguro…”

Una morte annunciata. Domenica è arrivata la matematica retrocessione in Promozione per il Ragusa. La società iblea, da tempo giocava con la squadra Juniores e, visti i tanti problemi societari, questa delusione sportiva è stata solo una logica conseguenza. Goalsicilia.it ne ha parlato con Filippo Raciti, allenatore della squadra che, anche dopo l’addio di tutti i calciatori, ha deciso di stare accanto ai giovanissimi che scendevano in campo.

Domenica è arrivata la retrocessione matematica, sembra quasi una liberazione…

“Diciamo di sì, per tutti (ride amaramente ndr)”.

Una retrocessione che era scontata da tempo ormai…

“Per come è andata la stagione sì, dopo ottobre abbiamo solo sofferto. I primi due mesi erano stati positivi poi, nonostante la società cercava di nascondere i problemi, i nodi sono venuti al pettine. Da ottobre in poi non si è più parlato di calcio ma di tutt’altro. Ci davano l’illusione che i problemi fossero lì lì per essere risolti ma la situazione si è rivelata irrisolvibile. Noi all’interno dello spogliatoio ci siamo uniti e stretti: abbiamo cercato di fare un patto interno, sia per la città che per i tifosi che per la maglia che indossavamo, ma stringi stringi non potevamo durare a lungo ed è normale che i calciatori facessero altre scelte. Io però, che sono di Ragusa, che per tre anni da giocatore ho fatto il capitano di questa squadra, non mi sono sentito di abbandonare la barca…”.

Mister ti fa onore essere rimasto fino alla fine accanto a questa squadra…

“Onestamente da un lato sì, però se analizzi l’altro lato della medaglia, non so quanto ho fatto bene. Se tutti gli allenatori si comportassero come me, questa gente che nel calcio non ci dovrebbe stare, avrebbe sempre da andare avanti lo stesso e continuare a fare del male alle realtà. Mi sono trovato in una situazione difficile, ho scelto di stare vicino ai ragazzi”.

Se volessimo cercare colpe e colpevoli di questa situazione…

“Sarebbe facile dire che la colpa è della società e del presidente. La colpa è di tutti perché, quando abbiamo capito che questa situazione non sarebbe stata sostenibile, avremmo dovuto fare tutti un passo indietro. Magari qualcuno avrebbe accelerato i tempi per trovare una soluzione. Se abbiamo allungato di qualche mese è merito di Santo Palma: è una delle persone più competenti che ci sia al momento nel calcio siciliano, ha portato professionalità e chiarezza. Però se manca il supporto economico non si va da nessuna parte. Il problema è che la società ci ha sempre detto di pensare a lavorare che loro avrebbero pensato al resto, nascondendo il tutto. Se la domenica affronti una squadra, che già ha delle qualità leggermente superiori alle tue, e poi la affronti con la testa piena di problemi, fai fatica”.

Forse chiedere il ripescaggio in Eccellenza senza basi solide alle spalle è stato il problema a monte…

“All’epoca non c’ero, erano cose della vecchia società. Poi quando Pluchino ha preso la squadra, pensava che poteva salvarsi con poco e in maniera dignitosa, ma così non è stato. L’Eccellenza è un campionato professionistico, ti alleni tutti i giorni, la domenica fai trasferte lunghe, stai lavorando in tutto e per tutto, non si può far mancare soldi ai giocatori soprattutto se glieli hai promessi a inizio stagione. Senza contare aspetti economici che ci hanno intaccato sul fronte del campo sportivo, dei ristoranti eccetera. Tutto alla fine si è ritorto contro la squadra”.

Sarebbe un dramma sparisse una piazza come Ragusa dal panorama calcistico siciliano…

“Farebbe male, uno dei motivi che mi ha spinto di non lasciare è stato quello di salvare il salvabile. Dopo anni in cui questa zona aveva formazioni in C, Vittoria, in D, Modica, Ragusa, Noto, Comiso in Eccellenza, quest’anno eravamo l’unica rappresentante della provincia, se avessi lasciato, nessuno sarebbe venuto al mio posto, si rischiava di perdere un titolo che oggi è importante”.

Cosa riserva il futuro del club?

“Mi auguro che vengano persone serie che vogliano fare calcio. Ragusa è una piazza dove si può fare calcio, con un stadio tra i più belli in Sicilia, con una tifoseria splendida che non ci ha mai lasciato un secondo da soli e che ci ha dato anche un aiuto economico. Chiunque volesse fare calcio in Sicilia, Ragusa sarebbe la piazza migliore”.

Mister, ti auguriamo di trovarti in situazioni diverse in futuro…

“Dispiace come sia finita la stagione, non è stato bello ritrovarmi in una situazione del genere. Però mi è stato utile per il futuro, ho fatto esperienza. Chissà magari qui stesso troviamo una situazione migliore per il futuro”.

Published by
Damiani Vittorio