Attraverso una nota ufficiale, il ds della Pro Favara, Tino Longo, dice la sua sulle ultime decisioni del governo e sulla situazione del calcio dilettantistico:
“L’ultimo DPCM firmato da Conte ed in vigore da poche ore dimentica ancora una volta un settore del Paese forse ritenuto a Roma di periferia ma che invece occupa un posto importante non solo per l’aspetto sportivo ma sociale: il calcio dilettantistico. Ancora una volta nessun cenno, nessuna parola, nessuno spiraglio sul movimento sportivo che in Italia impegna centinaia di Associazioni e migliaia di atleti e che interessa migliaia di tifosi e sportivi. Un settore che, pur non essendo annoverato tra i professionisti, genera un indotto rilevante: pubblicità, sponsor, addetti ai lavori, fornitori (pullman, ristoranti, alberghi), centri di fisioterapia, trasmissioni televisive e radiofoniche (giornalisti, cameraman, pubblicitari) etc.
Rimangono ancora fermi, per timore di generare ulteriori contagi, tutti i campionati dall’Eccellenza alla Terza Categoria ma la cosa più grave è che il Governo non indica un potenziale calendario di ripresa con i relativi protocolli. Ci hanno fatto partire in estate facendoci fare notevoli investimenti, adeguando le strutture che utilizziamo, sanificando ambienti e spogliatoi. Ci hanno fatto reclutare tecnici ed allenatori, elaborando un programma annuale e alimentando aspettative nei tifosi. Sapevamo della chiusura degli spalti ma ci avevano illusi per una parziale apertura: con distanziamenti, precauzioni e sorveglianza. Ed invece oggi registriamo il silenzio più assoluto ed il futuro delle società dilettantistiche appare compromesso e segnato. Abbiamo stipulato accordi con giocatori e tecnici prevedendo rimborsi spese, organizzando la logistica (dimore per atleti, mense, fornitura di materiale sportivo, visite mediche). Dal punto di vista atletico, pur prevedendo (unica cos autorizzata) una preparazione individuale a domicilio o nelle vicinanze delle proprie abitazioni (assurdo tutto ciò) rischiamo di compromettere la stagione e mandare in aria tutto il lavoro fatto da allenatori e preparatori. Sul piano motivazionale si rischia di azzerare il clima di spogliatoio. Sul piano economico una vera e propria catastrofe. Se non ci devono far ripartire che lo dicano a chiare lettere, dedicando un articolo di un DPCM. Almeno svincoliamo atleti ed addetti ai lavori, facciamo disdette di utenze e locazioni e sgonfiamo i palloni di cuoio chiudendoli in armadio. Ma rischiamo di non gonfiarli più!”.