Polito a GS.it: ‘’Difficile lasciare Campofranco ma si salverà, ora voglio fare bene ad Enna. Racconto mio passato…’’

Uno degli uomini simbolo dell’Atletico Campofranco degli ultimi anni, oltre 80 reti con la maglia giallorossa in circa 7 anni su 10 di carriera. Ci riferiamo a Giuseppe Polito, fantasista di indiscusse qualità, che da qualche giorno indossa la maglia dell’Enna in Promozione. Queste le sue parole a Goalsicilia.it.

Peppe, cosa dire ai campofranchesi?

“Innanzitutto ringraziarli di tutto, dispiace andarsene però purtroppo non c’erano più i presupposti per proseguire. A malincuore, ma sono stato ‘costretto’ tra virgolette ad andare via”.

In 10/11 anni di carriera, quasi sette li hai giocati là…

“Vorrei chiarire che non c’è stato alcun problema umano o comunque di spogliatoio, purtroppo è semplicemente una cosa economica. Il presidente con la massima correttezza mi ha detto che non riusciva più a reggere il mio rimborso spese e quindi era costretto a farmi andare via”.

Che voto dai alle tue annate a Campofranco?

“Devo molto a questo paese, che ritengo il mio. Anche quando giocavo in Lega Pro non mi sono divertito come qua, soprattutto i primi due anni sono stati spettacolari. Quindi sinceramente do un 10 a tutta l’esperienza”.

Hai segnato circa 85 gol in maglia giallorossa, ne ricordi un paio in particolare?

“È difficile (ride, ndr). Uno dei più belli è sicuramente quello che ho fatto alla Parmonval molti anni fa: ho preso palla nella nostra area e sono andato a segnare saltando anche il loro portiere. Il più importante, al mio secondo anno, contro il Raffadali che è valso il secondo posto”.

Ora riparti dalla Promozione, come mai?

“Tutto è nato da una chiacchierata. Mi hanno contattato e sinceramente mi hanno colpito. Oggi la categoria, per me, non è importante, ma quello che conta sono gli stimoli che una società può darti. La dirigenza dell’Enna è stata molto convincente, mi hanno spiegato il progetto che è ambizioso e mi ha preso”.

Altre chiamate dall’Eccellenza?

“C’erano e non erano poche. Praticamente quasi la metà del girone A, ma i progetti che mi avevano coinvolto di più arrivavano dal B. Biancavilla e Camaro mi hanno allettato tanto, ma sto per diventare papà e non mi andava di allontanarmi da mia moglie. A lei devo tanto, nei momenti duri mi è stata molto vicino, ora tocca a me starle vicino verso la gioia che a breve avremo”.

L’obiettivo qual è?

“Fare bene con l’Enna, come ti accennavo credo molto in questo progetto. Vincere più partite possibili, fare i play off e magari segnare anche tanti gol (ride, ndr). Ad oggi il sogno è arrivare in Eccellenza con questa squadra, vedremo”.

Tornando al Campofranco, c’è il rischio che quest’anno finisca la favola?

“Conoscendo l’ambiente e da chi è composto, secondo me no. È una famiglia che vive di calcio, i ragazzi che sono rimasti e quelli che arriveranno si troveranno sempre bene. Non fanno mancare nulla, ti trattano benissimo, come società e serietà non si discute. Per me oltre che una dirigenza sono davvero amici, una famiglia. Poi a livello tecnico hanno tutte le carte in regola per salvarsi. Mister Bognanni è un ottimo allenatore, prepara benissimo le partite e sa il fatto suo. Abbiamo passato un periodo difficile, ma sono certo che si rialzeranno”.

Che ricordo hai della Primavera del Palermo, ad inizio carriera?

“Bellissimo, non lo dimenticherò mai. I primi due anni sono stati stupendi, avendo giocato e dato filo da torcere a squadre come la Juventus di Giovinco e Marchisio, contro l’Inter di Ranocchia, Bonucci e Balotelli, e così via. L’unico piccolo rammarico è che se quella Primavera anziché rosanero fosse stata dell’Atalanta, molti di quei giocatori sarebbero ad altri livelli”.

In che senso?

“Il succo è che in passato c’era quasi un antipatia per i palermitani, non ci si puntava molto. Mi riferisco ovviamente alla prima squadra. Per due anni di fila siamo arrivati in semifinale Scudetto e in semifinale di Coppa Italia. Giusto per citarti qualcuno c’erano Cossentino, Terranova, Curiale, Genesio, Fricano, Tripoli. Ribadisco, ritenevo quella squadra fenomenale, fossimo nati 10 anni dopo, oggi saremmo tutti tra Serie A e B”.

Quello che ha fatto più strada è Terranova…

“Credimi, era un fenomeno. Per me meritava più di Bonucci e Ranocchia e voglio volare basso. Era una forza della natura, difensore centrale forte di fisico e tecnicamente. Io credo che se quella Primavera non fosse stata a Palermo, Terranova sarebbe oggi il difensore della Nazionale”.

Torniamo al nostro campionato: chi arriva primo?

“Ovviamente se lo giocano quelle tre lì. Uhm, per me lo vince il Licata ma la squadra più forte è il Dattilo. Magari le altre due hanno più giocatori abituati a vincere, ma la squadra che mi ha messo più in difficoltà è quella gialloverde, se è in palla difficilmente perde. Non cito il Marsala semplicemente perché non ci ho giocato contro, quindi ho più difficoltà a giudicarli”. 

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Dario Li Vigni