Il tecnico del Paternò, Alfio Torrisi, ha presentato così la sfida con il Sant’Agata:
“Il Sant’Agata ha fatto 13 o 14 risultati utili consecutivi e questo non succede per caso. Sono reduci dal successo a Lamezia e si è riconfermata con il Portici. Per affrontarli serve il migliore Paternò anche sotto l’aspetto mentale. Serve una squadra che abbia per 95 minuti intensità, cattiveria agonistica, fame e voglia di riscatto. Dobbiamo mostrare l’orgoglio per zittire chi dice che abbiamo staccato la spina. Rizzo sta bene e partirà dal 1’. Noi sfortunati? Domenica scorsa abbiamo costruito tre palle gpl limpide ma non siamo riusciti a mettere la palla dentro. Poi abbiamo subito gol al 93’ nell’unica occasione in cui l’Aversa si è presentata dalle parti di Latella. Fortuna e sfortuna però incidono poco. Domenica scorsa non è stato il Paternò di sempre. Gli episodi non stanno girando a nostro favore ma in altri momenti siamo stati noi a essere favoriti dagli episodi. C’è la legge della compensazione e tutto torna. Anche all’andata non ci è andata benissimo, magari stavolta sarà diverso. Sono nuovo in questa categoria e sono il meno adatto per giudicare il campionato. Immaginavo un campionato difficile, in Serie D non puoi farti trovare impreparato soprattutto sulle caratteristiche dei giocatori. Sicuramente non immaginavo un Paternò salvo con tre mesi d’anticipo. Immaginavo un Paternò che lottasse fino alla fine per evitare i play out. Questo voglio sottolinearlo perché lo scetticismo iniziale non era pazzia o utopia. Era consapevolezza della rosa e di uno staff tecnico esordiente in questa categoria. I ragazzi sono stati eccezionali, con i fatti hanno zittito tutte le chiacchiere che c’erano all’inizio. E il mio staff mi ha permesso di sviluppare un lavoro veramente importante che ci ha permesso di raggiungere l’obiettivo. Adesso c’è questo finale di stagione e noi dobbiamo mettere a tacere per l’ennesima volta queste voci che non sono veritiere. Siamo chiamati a invertire la rotta per il presidente, per la società e per questa piazza, ricordando che non indossiamo una maglia qualunque”.