Parmonval, Cardinale a GS.it: ‘’Ho 41 anni e mi diverto ma calcio è peggiorato. Possiamo toglierci belle soddisfazioni’’

Tornato a giocare dopo tanti anni, in questo primo scorcio di stagione è stato tra i migliori centrocampisti del girone A di Eccellenza con la maglia del Casteldaccia. Ci riferiamo ad Antonino Cardinale, play maker classe 1976, tesserato un paio di settimane fa dalla Parmonval dove sta già facendo la differenze. Con lui abbiamo fatto il punto della situazione queste le sue parole a Goalsicilia.it.

Tonino, sabato vittoria preziosa sul Dattilo. Com’è andata?

“Molto bene, sia per i tre punti ma soprattutto perché abbiamo espresso un buon calcio. Sono arrivato da poco, ma vedo una crescita quotidiana e ci sono tutti i presupposto per fare bene perché la squadra ha ottime qualità”.

Da quando sei arrivato due vittorie di fila, quest’anno non era mai successo. È un caso?

“Quando lavori bene, c’è il gruppo e c’è armonia, i risultati arrivano. Il guaio più grande sarebbe quello di cullarsi per questi due successi e convincersi che siamo arrivati, dobbiamo continuare a battere finché il ferro è caldo”.

Hai affrontato la Parmonval da avversario, da dentro che squadra hai trovato?

“Sinceramente contro di noi (Casteldaccia, ndr) non mi erano piaciuti, per l’atteggiamento e perché giocavano poco. Adesso sto vedendo che si allenano bene, con alta intensità. Il mister sta cambiando qualcosa, prima si puntava soprattutto sulle ripartenze, adesso cerchiamo di giocare partendo da dietro e i risultati cominciano a darci ragione”.

L’obiettivo è arrivare in zona play off?

“Sinceramente è presto per dirlo, io guarderei partita dopo partita. Intanto pensiamo a chiudere al meglio l’andata, poi dopo tre o quattro partite del ritorno capiremo se possiamo puntare agli spareggi promozione”.

Che difficoltà può nascondere la prossima partita con il Cus?

“Ci conosciamo tutti, siamo amici, quindi c’è il rischio di non approcciarla con la giusta concentrazione. Baci e abbracci vanno bene, ma appena l’arbitro fischia bisognerà pensare solo a vincere per il bene nostro e della società. Non mi accontenterei di un pareggio, io gioco sempre per vincere”.

Quando sei andato via da Casteldaccia qualcuno ha storto il naso. Hai qualche sassolino nella scarpa?

“No, assolutamente. Mi è dispiaciuto perché se a 41 anni mi è tornata la voglia di giocare a calcio il merito è di Peppe Rinaudo e Cosimo D’Amico. Non giocavo da 7 anni perché c’era troppa gentaglia, la voglia mi è tornata grazie a queste due persone. Fisicamente sto bene, ancora qualche mese o magari qualche annetto mi voglio divertire (ride, ndr)”.

Come mai avevi smesso?

“A me piace giocare con un progetto, senza questo significa arrivare al campo e non divertirti, con poca armonia e competenza. Per adesso sto trovando tutto ciò nella Parmonval e spero possa continuare a lungo”.

A febbraio fai 42 anni, se riesci a giocare ad alti livelli è solo merito tuo o del livello che si è abbassato?

“Ovviamente il livello si è abbassato tantissimo, ma non nascondo che stando bene fisicamente me la gioco a prescindere dall’anagrafe. Non sono di quelli che stanno fermi e aspettano la palla. È chiaro che il livello come accennavo si è abbassato tanto, per questo dobbiamo migliorare a livello di settore giovanile”.

In che senso?

“Occorre più qualità. Ho la fortuna di allenare alcuni bambini 2007/2008 della ‘Scuola calcio Pamela Conti’, ti garantisco che lavoriamo con serietà e professionalità. Cerchiamo di puntari su basi tecniche come stop, ricezione e trasmissione, uno contro uno, postura e così via. Se ad un piccolo calciatore togli la competizione dello sfidare l’avversario è finita. Alcuni tecnici fanno allenare ‘sti bambini senza palla, per me è follia perché devono divertirsi e migliorare tecnicamente, ci sarà tempo per imparare nozioni di tattica. Senza la tecnica non si va da nessuna parte, vedi la fine che ha fatto l’Italia alle qualificazioni Mondiali…”. 

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Dario Li Vigni