Palermo sempre più nel caos: nuova rivoluzione per continuare a sperare…
Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. La celebre citazione del
Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. La celebre citazione del “Gattopardo” non potrebbe calzare più a pennello del momento vissuto dal Palermo da due anni a questa parte. Tante sono state le rivoluzioni per cercare di cambiare tutto, eppure tutto è rimasto com’era o quasi. Certo, la riflessione di Tomasi di Lampedusa era sicuramente molto più profonda, ma tra i tifosi c’è anche qualche malpensante che crede al fatto che qualcuno diriga da dietro le quinte affinché tutto rimanga com’è. E dunque, anche col nuovo presidente Baccaglini, ecco la vecchia e indimenticata abitudine tutta zamparinesca di cambiare in corsa la guida tecnica. E chissà che l’italo-americano non voglia addirittura battere i record del patron friulano: d’altronde Lopez, il suo primo allenatore da quando è presidente, sotto la sua gestione è durato appena un mese e cinque giorni. Anche a dispetto di tutte le smentite del caso che avevano portato il buon Paul a confermare a più riprese il tecnico uruguagio e a dire che tutto questo era una figata perché l’allenatore parlava in spagnolo e il nuovo presidente gli rispondeva in portoghese.
Beati loro che si comprendevano alla perfezione in due lingue differenti, ma alla fine neanche tutta questa goliardia è servita a salvare Lopez dal primo/ultimo esonero firmato Baccaglini/Zamparini. A dir la verità, il destino del tecnico era già segnato dalle dimissioni annunciate ieri e ufficializzate quest’oggi dal ds rosanero Nicola Salerno. E anche qui si potrebbe aprire un ampio capitolo: il Palermo aveva iniziato la stagione con Foschi che poi ha lasciato l’incarico perché non aveva libertà d’azione. A lui era subentrato Faggiano, anche lui dimessosi dopo un mercato quasi inesistente. Prima del mercato di gennaio, ecco la novità Salerno, nella speranza che il connubio con Lopez in panchina potesse portare al miracolo della permanenza in serie A. Invece anche il dirigente originario di Matera sceglie di lasciare l’incarico, a sette giornate dal termine, perché “non ho la possibilità di incidere e ritengo più opportuno farmi da parte. Il rapporto con la società è buono, ma se non posso fare il mio lavoro credo sia logico andare via”. Ci si chiede come può un direttore sportivo non potere svolgere il lavoro per cui è pagato. Probabilmente in questo è stato scavalcato dalla società che finora ha avallato decisioni di altri loschi figuri con commissioni milionarie (vedi Curkovic e soci negli affari relativi a ungheresi, croati, bosniaci e macedoni).
Sarà, ma intanto il campo dice che il Palermo è reduce da cinque sconfitte consecutive, ha perso anche la terzultima posizione a discapito di un Crotone che adesso sembra lanciatissimo nella rincorsa all’Empoli e, cosa più grave e allarmante, nelle ultime gare i giocatori rosanero sono sembrati con la testa altrove. Certo, l’importante è che ci sia un premio salvezza, poi non conta se intanto i gol incassati sono arrivati a grappoli. Intanto i tifosi si fanno sempre più domande: chi sta dietro le quinte della società rosanero? Chi prende le decisioni? Decide ancora Zamparini, che non è più presidente, oppure a scegliere è Baccaglini, nominato nuovo patron, che però non ha versato ancora un euro per l’acquisto del club? Interrogativi destinati a restare tali almeno per qualche altra settimana, quando il closing dovrebbe essere ormai un affare concluso e dunque se ne saprà di più. Al momento l’unica cosa che conta sono i risultati, ma questi continuano a non arrivare anche contro formazioni sulla carta abbordabili. E allora forse c’era bisogno di una programmazione migliore, forse c’era bisogno di mantenere un’ossatura più simile a quella dell’anno scorso, con tre o quattro pedine a puntellare l’organico. E forse il detto tutto gattopardesco andrebbe aggiornato: se vogliamo che tutto cambi, bisogna che tutto rimanga com’è…