Palermo, Saric: “Voglio riportare questa squadra dove merita. Trattativa lunga, ma la voglia di venire qui…”
Il nuovo centrocampista del Palermo, Dario Saric, si presenta così:
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Il nuovo centrocampista del Palermo, Dario Saric, si presenta così:
“La trattativa è stata molto lunga, il mercato estivo dura tanto. Quando ci sono le trattative ognuno si prende il proprio tempo e quando ci sono più squadre vanno interpellate più persone. Per un giocatore è più difficile, si perde la forma fisica. Sono qui da due settimane, sto cercando di recuperare anche in settimana con lavori più lunghi. C’è voglia di rientrare in forma in breve tempo. Per me è un orgoglio essere stato scelto da una società come il Palermo e dal gruppo che c’è dietro. Questo mi dà la carica giusta per lavorare e migliorarmi ancora di più. Se un gruppo così mi sceglie vuol dire che in me ha visto qualcosa e devo cercare di portare tutto questo all’Eccellenza. Posso soltanto ringraziare il Palermo e il Gruppo City, credo che riuscirò a dare il 100% del mio potenziale. L’impatto con Palermo è stato incredibile: quando mi hanno parlato di Palermo mi sono acceso. Avevo un ricordo di quando ero venuto qui a giocare e mi ricordavo dello stadio. Non vedevo l’ora di giocare al ‘Barbera’, sono rimasto impressionato dallo stadio, dall’ambiente e dall’atmosfera. Con mister Corini non ci conoscevamo, ma mi sono unito al gruppo tranquillamente e anche nel piano tattico come mezzala. I gol? Non sono mai stato un goleador, ho sempre curato molto la fase difensiva senza per forza segnare. Ma chiaramente ho bisogno anche dei numeri, del gol e ci devo lavorare. Le mie caratteristiche sono corsa, sacrificio e voglia. Ci sto lavorando, spero di far bene”.
Poi continua: “Chiaramente sono venuto qui perché voglio diventare importante e raggiungere l’obiettivo che la città merita. Non c’è neanche bisogno di dire che Palermo meriti di andare su. Voglio raggiungere l’obiettivo, penso di restare qui per anni. C’erano altre squadre che mi cercavano, ma l’affetto che ho ricevuto dai tifosi del Palermo e la voglia della società mi ha caricato ancora di più. Questo si è trasformato in voglia di concludere la trattativa. Quando ci sono queste trattative le tempistiche non dipendono neanche da noi giocatori. Sono venuto in panchina con l’Ascoli, ma l’ho vissuta cercando di non pensarci e aspettare in modo tranquillo. Siamo tanti giocatori nuovi, siamo forti e ci vuole tempo per amalgamarci. Sappiamo che però non abbiamo tempo, in allenamento cerchiamo di creare quell’unione che serve per far bene. Tutti abbiamo delle responsabilità e la voglia di mantenere e raggiungere gli obiettivi. Ci stiamo allenando bene per cercare di creare questo gruppo. Quando ti chiama una società come Palermo, ho sentito tantissimo calore, ho ricevuto tantissimi messaggi. Mi sono sentito spesso con i direttori anche durante la trattativa, ma purtroppo i tempi non dipendevano da me. Essere un punto importante in una squadra così importante ti riempie d’orgoglio e ti dà gli stimoli giusti per cercare di incrementare anche il tuo rendimento. Il mio ruolo? Quello naturale è da mezzala, ma ad Ascoli ho giocato anche in un centrocampo a due o, all’occorrenza, da trequartista. Non mi sono mai fatto problemi a sacrificarmi o mettermi da un’altra parte”.
E ancora: “La mia famiglia mi seguirà assolutamente, arriveranno a breve. Quando sono arrivato gli ho parlato dello stadio e non vedo l’ora che arrivino qui a vedere una partita. La città è caotica, me lo aspettavo perché è una città grande e non c’ero abituato. Però non ho avuto particolari problemi dal punto di vista della vita. Ho preso una bella casa, sto bene e sono felice. Continuo con le mie passeggiate, mi piace il mare ed ero già venuto qui in vacanza. Per me non è stato nulla di particolarmente nuovo. Concorrenza a centrocampo? Chiaramente è una cosa che stimola perché quando ti alleni con persone forti tendi a migliorarti. Se non ci fosse questa concorrenza il livello degli allenamenti sarebbe più basso e tutto ricadrebbe sul rendimento. La concorrenza aiuta, serve, stimola perché ti fa dare il 100%. Ho dei compagni molto molto forti, è un centrocampo di livello e mi sto trovando molto bene. Leo (Stulac, ndr) e Segre hanno fatto molto bene, ma anche Broh e Damiani sono forti. È bello avere un centrocampo importante. La storia della mia famiglia purtroppo è particolare, nata dalla guerra degli anni ’90. Sono arrivato in Italia nel ’94 in seguito al ferimento di mio padre. Sono andato a scuola in Italia e sono cresciuto in Italia, per questo non ho problemi con la lingua. Quando vieni da una situazione difficile e particolare purtroppo rimani legato a quei valori e alla nazionalità della famiglia. Io mi sento in parte bosniaco, i miei genitori sono cresciuti lì e hanno lottato lì per sopravvivere. Il legame con la Bosnia c’è, per me giocare nella Bosnia sarebbe un onore, perché la sento mia. Il sentimento di andarci c’è, è un mio obiettivo, lavoro anche per quello. Purtroppo non ho ancora avuto l’onore di indossare la maglia della Nazionale, spero di riuscirci presto. Jajalo? L’ho conosciuto quando lui era al Palermo, io ero a Carpi. In questi anni non ci siamo più incrociati, ma ricordo che gli ho chiesto la maglietta. Io ero molto giovane, Jajalo era già un giocatore affermato”.