Palermo, Mirri: “Il calcio italiano può ripartire da noi. Impariamo dal City, nel ’99 erano come noi…”

Ai microfoni del “Corriere dello Sport”, il presidente del Palermo, Dario Mirri, dice la sua sulle ambizioni della società e non solo:

“Palermo è la quinta città italiana. Il riferimento di almeno mezza regione, la Sicilia occidentale. Al Sud c’è solo il calcio. Le potenzialità inespresse sono enormi. Dall’accademia che vogliamo creare all’internazionalizzazione della squadra e del marchio. Lo abbiamo spiegato e il City ha capito. Obiettivi? L’ambizione, o il sogno se si preferisce, è tornare in Serie A. Naturalmente per rimanerci, perché non c’è nulla di peggio che salire e poi ricadere: non ne esci più. Niente squadre ascensore come ai tempi di mio zio Renzo Barbera negli anni Settanta. Né vogliamo essere la società meravigliosa di Zamparini che si basava sull’intuito del proprietario e su scelte tecniche azzeccate, ma non aveva fondamenta né asset come il centro sportivo. Un grande sogno senza basi solide diventa un incubo. A prescindere da Dybala, Pastore, Cavani che vanno e vengono, ci vogliono pilastri stabili. Nel dicembre del 2021 il City Group ha deciso di investire in Italia: terra storica di calcio, con tanto terreno vergine e un gap culturale da recuperare. Per questo parliamo di un’iniziativa fruttuosa per tutto il movimento. Gardini, bontà sua, ha indicato noi e il Palermo. Il calcio a Palermo è responsabilità sociale. Dietro c’era una vicenda triennale di successo: due promozioni da vera e propria start-up, il Covid scavalcato, il pubblico che ci si è stretto intorno. Ma è tutto il calcio italiano a essere assetato di conoscenza. Anche per questo, immagino, sono stato scelto come membro del consiglio direttivo della Lega di B. Il Manchester City nel 1999 era sostanzialmente come il Palermo. Guardatelo ora”.

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Redazione