Nassi, dall’esordio in A al gol di domenica: ‘Sono felice della mia carriera. A Gela ancora a lungo’
“Io compivo 40 anni, mio figlio piccolo 13 mesi, non c’era modo migliore di festeggiare questi ev
“Io compivo 40 anni, mio figlio piccolo 13 mesi, non c’era modo migliore di festeggiare questi eventi che con un gol. Voglio ringraziare mia moglie Daniela e mia figlia che ogni domenica immancabilmente sono allo stadio”. Una carriera lunga e prestigiosa alle spalle, un futuro che parla ancora di gol. Ai microfoni di Goalsicilia.it ha parlato Maurizio Nassi, attaccante del Gela ed ex tra le altre di Brescia, Mantova, Ancona e Reggina.
Tre punti e un gol, non c’era modo migliore di cominciare il nuovo anno…
“Per me il 2016 non è che fosse finito nel modo migliore, stavo giocando poco e conseguentemente segnando poco. Non mi era mai successo di non giocare, però c’è sempre la prima volta ed è capitato adesso. Io da centravanti puro sono un po’ penalizzato dal nostro modulo che prevede tre ‘falsi nueve’. Sono felice però di come sta andando la squadra e di come è iniziato l’anno. Ho festeggiato i miei 40 anni con un gol: ogni bambino si mette un obiettivo in testa, io volevo giocare a calcio, ho giocato in A e ho realizzato tutti i miei sogni”.
A dicembre ci risulta che ti abbia cercato il Troina…
“Ci sono state diverse società che mi hanno cercato tra cui anche il Troina di Pagana che conosco benissimo visto che abbiamo giocato insieme. Ma il mio volere era chiaro ed era quello di rimanere al Gela. L’anno scorso ho contribuito insieme ai miei compagni a riportare il Gela nel semiprofessionismo quindi non ero tentato di andare via. Semplicemente, diverse squadre che puntano a vincere il campionato di Eccellenza, vedendo che stavo giocando poco, hanno pensato a me. Ma io faccio parte di questa squadra e di questa società e voglio restarci a lungo. Il Gela mi ha lanciato nel calcio che conta e lo ringrazierò sempre come ringrazierò sempre il settore giovanile del Taormina perchè ci sono state persone che hanno creduto in me e che mi hanno insegnato tanto. La mia storia non nasce da un settore giovanile professionistico e questo è ancora più gratificante sia per me sia per chi mi ha lanciato”.
Questo Gela può ambire ai play off?
“La squadra fin qui è andata oltre ogni aspettativa. Visto che siamo lì, sarebbe da ipocriti dire il contrario. Siamo quarti, abbiamo quasi tutti gli scontri diretti in casa, quindi è giusto pensarci. Per una squadra ambiziosa sarebbe riduttivo dire che puntiamo alla salvezza”.
Quanto è lontano il ritiro dal calcio giocato?
“Ci siamo promessi con il presidente, anno dopo anno, di sederci a fine campionato e vedere come sto. La scorsa stagione stavo benissimo e ho deciso di continuare. Quest’anno gioco poco e sto bene quindi mi stanno allungando la carriera (ride ndr). In questo momento non penso a smettere anche se non avendo venticinque anni certi ragionamenti li fai. Vedremo a fine anno se avrò ancora stimoli, nel momento in cui andare al campo sarà un peso, appenderò gli scarpini”.
Cosa vorresti fare dopo aver lasciato il calcio giocato?
“Io ho già preso il patentino per allenare fino in D. Penso però quest’anno di fare anche il corso per direttore sportivo perchè è una strada che mi attrae. Sto dentro al campo da quasi trent’anni quindi è inevitabile che, dovessi propendere per fare il direttore, mi mancherà il terreno di gioco. E’ un ruolo che mi affascina ma dovrò valutare tante cose”.
Immagino sia indimenticabile il giorno dell’esordio in Serie A…
“1° aprile 2001, non me lo scorderò mai. Reggina-Udinese, si fece male dopo venti minuti Dionigi, mister Colomba tra me, Marazzina e Bogdani fece entrare me. Era inaspettato, avevo anche le scarpe slacciate, quindi ho detto tutto. Io venivo dalla C2, lì c’era gente che giocava in A da un po’, invece entrai io. Mi rimarrà impressa quella giornata, ho giocato tanto, non è stata solo la classica presenza di pochi minuti. Poi ci fu anche il gol di Taibi nel recupero, quindi per tante cose non è una partita che puoi dimenticare. Quel giorno potevano cambiare diverse cose, perchè ho sbagliato un gol che avrei potuto realizzare ma sono comunque felice di tutto”.
Che ricordi ti porti dentro di quelle stagioni tra Serie A e Serie B?
“Prima di esordire con l’Udinese, c’era stata un’altra possibilità a Milano contro il Milan: stavo entrando poi prendemmo gol e il mister cambiò idea, facendo entrare Mozart al posto mio. Avrei potuto esordire nella ‘Scala del calcio’. I primi sei mesi in B all’Ancona sono stati i più belli. Io e Mastronunzio realizzammo 22 gol in due. Parlavano tutti di noi come i più forti della B. Non mi ha mai regalato niente nessuno, mi sono sempre guadagnato tutto con la mia caparbietà”.
C’è invece un momento negativo che brucia ancora?
“I play off persi al Brescia contro il Livorno. Eravamo uno squadrone, c’erano Baronio, Caracciolo, Morfeo, Possanzini. Ma anche dall’altra parte c’era una signora squadra con Diamanti e Tavano e perdemmo 3-0. Anche lì, sono stato ad un soffio dal ritorno in A ma sono felice della carriera che ho fatto perchè ho giocato per vent’anni a livelli importanti. La Lega Pro di oggi non è al livello della C1 che ho fatto io. C’erano davvero giocatori forti e sono contento di averci giocato per tanti anni”.
Nella tua carriera hai incrociato tantissimi campioni…
“Cozza era fortissimo. Come carisma e personalità mi viene in mente Taibi, grazie a queste qualità ha giocato in squadre come Milan e Manchester United. Taddei a Brescia era tanta roba, ma il più forte tecnicamente è stato Locatelli al Mantova. Incredibile quanto era forte”.
Con Cozza avete avuto modo di incrociarvi in Leonzio-Gela…
“Ci siamo salutati, abbiamo fatto una chiacchierata e riscambiato i numeri visto che non ci sentivamo da tempo”.
Ti aspettavi diventasse allenatore?
“A dire la verità no, però oltre che esserlo diventato lo sta facendo bene. Lui è un ragazzo di un’umiltà stratosferica. Quando arrivai a Reggio mi ricordo che mi ha accolto benissimo nonostante arrivassi dalla C2. Quando si dice essere campioni…”.
Nel girone I, a furia di gol, si stanno mettendo particolarmente in luce due bomber. Dall’alto della tua esperienza, tra Lescano dell’Igea e Longo della Frattese, chi scegli?
“Al di là del fatto che contro di noi ha fatto tre gol, anche perchè noi eravamo nella classica giornata no, mi ha impressionato molto in positivo Longo. Meno impressione, almeno nella partita contro di noi, mi ha fatto Lescano ma dalla sua ha l’età e i possibili margini di miglioramento. Tra i due scelgo Longo perchè attacca bene la profondità, è cattivo sotto porta e bravo tecnicamente”.
“Io nel mio piccolo sono felice della mia carriera, tutto quello che ho fatto me lo sono guadagnato da me sia in positivo che in negativo”. Maurizio Nassi, circa trecento presenze tra i professionisti, diverse ora tra i dilettanti. Umiltà, disponibiltà e uno sguardo sempre al futuro, perchè anche per chi in carriera ne ha fatti quasi duecento, il gol più importante è sempre il prossimo…