Moscardelli e Amelia si raccontano all’European Soccer Camp: “Il calcio nostalgico sulla via del tramonto…”

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Un incontro ad alto contenuto nostalgico, aperto a tutti i veri appassionati, quello che ha visto

Un incontro ad alto contenuto nostalgico, aperto a tutti i veri appassionati, quello che ha visto protagonisti due ex calciatori con 800 presenze complessive in carriera: Davide Moscardelli, il bomber mito degli anni 2010 con le sue giocate e la sua barba, e Marco Amelia, campione del Mondo 2006 e d’Italia, rispettivamente Guest Star e Ambassador dell’European Soccer Camp di Palermo.

Il camp internazionale promosso dalla La Cavera Academy, giunto alla sua quattordicesima edizione, ha ospitato ieri pomeriggio al Saracen Hotel di Isola delle Femmine (PA) il Meet&Greet con i due ex calciatori, raccontatisi tra aneddoti e storie legate alla loro carriera e al calcio in generale: come è cambiato e cosa ha fatto appassionare milioni di tifosi italiani negli anni passati.

Autentico idolo per i suoi gesti tecnici, del tutto impropri per un ‘bomber di provincia’, Davide Moscardelli è oggi compagno di squadra di Francesco Totti nella squadra più tifata dell’universo Calcio a 8 in Italia, oltre ad essere sbarcato per primo nel multiverso tra i calciatori italiani, ribattezzato manco a dirlo ‘Barbaverso’ per l’occasione: «Per i ragazzi dell’European Soccer Camp di Palermo sono più un consigliere che un istruttore – spiega il bomber ex Bologna e Chievo -. Ho provato a trasmettere loro un po’ del mio vissuto nel calcio, ma la cosa primaria resta il divertimento nel giocare a pallone. Senza quello non è possibile fare nulla».

Marco Amelia è, ormai da anni, il valore aggiunto per l’ESC La Cavera Academy: un Ambassador d’eccezione, oggi allenatore, capace di riservare ai piccoli e giovani portieri consigli utilissimi imparati lungo la quasi ventennale carriera tra i professionisti: «Palermo è ogni anno un posto felice nel quale tornare – rivela l’ex portiere Campione del Mondo e d’Italia -. Oggi i bambini e le bambine hanno fin troppe distrazioni, mentre a noi bastava scendere in strada a giocare. Manca questo oggi secondo me, la comprensione di quanto importante sia lasciar giocare i piccoli entro una certa età semplicemente perché amano farlo e non per vincere partite»