Lite tra compagni in campo: caos in Champions League | C’entra ancora la guerra
I fatti extra calcistici influenzano anche il campo, la vicenda non è passata inosservata a spettatori e telecamere.
Nel calcio, i fatti extracalcistici spesso finiscono per influenzare ciò che accade sul campo, portando tensioni, gesti controversi e discussioni che vanno oltre il semplice gioco. Un esempio noto è il mancato scambio di strette di mano tra giocatori di paesi in conflitto o con profonde differenze religiose.
Nel 2016, durante una partita di qualificazione agli Europei Under-21 tra Albania e Israele, i giocatori albanesi rifiutarono di stringere la mano agli avversari per motivi legati alle tensioni politiche e religiose tra i due paesi, un episodio che suscitò grande clamore. Anche rivalità politiche hanno avuto riflessi evidenti sul calcio. Durante i Mondiali del 1998, la partita tra Stati Uniti e Iran fu caricata di significati geopolitici. Prima del match, per smorzare le tensioni, i giocatori si scambiarono mazzi di fiori in un gesto simbolico, ma la pressione fuori dal campo influenzò nettamente il clima della partita.
Un caso analogo è accaduto tra Serbia e Albania nel 2014, quando un drone che portava una bandiera albanese sul campo scatenò una rissa durante un match di qualificazione europea, evidenziando le tensioni irrisolte tra i due paesi. Le situazioni personali dei calciatori possono altresì alimentare scontri in campo. Durante un Chelsea-Arsenal nel 2008, William Gallas e Didier Drogba si affrontarono con particolare veemenza, alimentando polemiche legate a rapporti personali incrinati fuori dal rettangolo di gioco. Analogamente, nelle competizioni internazionali, le questioni familiari possono pesare.
Ad esempio, il caso di Mario Balotelli, spesso bersaglio di insulti razzisti, ha portato a scontri accesi con avversari e tifosi. Questi episodi dimostrano come il calcio rifletta le complessità sociali e politiche del mondo. Le tensioni fuori dal campo non solo influenzano le dinamiche di gioco, ma spesso trasformano le partite in simboli di sfide ben più grandi.
La tensione tra ucraini e russi
Durante il conflitto tra Russia e Ucraina, il calcio ha mostrato gesti di unità e rispetto. Nel 2022, Ruslan Malinovskyi, ucraino, e Aleksey Miranchuk, russo, compagni all’Atalanta, si abbracciarono dopo un gol in un segnale di solidarietà. Un gesto che andava oltre le tensioni, dimostrando come lo sport possa unire anche in momenti di crisi.
Tuttavia non è sempre tutto rose e fiori, anzi. Per quanto il gesto dei due atalantini fosse stato un buon esempio, molto più spesso, soprattutto a parole, il rapporto tra ucraini e russi è molto teso. Dal febbraio 2022 infatti, con l’invasione russa in Ucraina e la conseguente risposta degli stessi ucraini, il clima tra le due popolazioni è tesissimo.
Stretta di mano rifiutata
Siamo a pochi istanti dal calcio d’inizio del match che vedrà impegnate Monaco e Benfica, gara di Champions League che per la cronaca finirà 3-2 per i portoghesi. Le due squadre si incrociano in mezzo al campo per la consueta stretta di mano ma accade qualcosa che non passa inosservata.
Il portiere dei lusitani Anatoliy Trubin, ucraino, arrivato al monegasco Aleksandr Golovin, russo, tira indietro la mano non stringendogliela. Golovin è sorpreso dal gesto, tanto che gira la testa cercando lo sguardo dell’avversario che ignorandolo prosegue nel camminare in campo.