“Papera di Dini del Trapani con la Juve Stabia” e anche “Pisseri del Catania regala i tre punti al Bisceglie” ma pure “Un’incertezza di Gomis del Siracusa consente alla Vibonese di trovare il pari”. Insomma ben tre su quattro portieri delle siciliane di Serie C nei titoli delle cronache sportive e colpiti dai commenti negativi dei rispettivi tifosi. Questo ci ha portato ad una riflessione.
Partiamo da una frase bellissima del giornalista uruguagio Eduardo Galeano: “È un solitario, condannato a guardare la partita da lontano. Senza muoversi dalla porta, attende in solitudine, fra i tre pali, la sua fucilazione. Prima vestiva di nero come l’arbitro. Ora l’arbitro non è più mascherato da corvo e il portiere consola la sua solitudine con la fantasia dei colori…”.
Si riferisce al portiere, quell’attitudine che in una squadra di calcio viene definita più “una professione” che “un ruolo”. Siamo certi che chiunque abbia per almeno una partita indossato i guantoni stia facendo sì con la testa leggendo queste parole.
Il portiere è un eroe solitario, guarda tutti da dietro e quando viene chiamato in causa non può non rispondere presente. Se succede, perché può succedere, gli occhi puntati addosso diventano lucine da cecchino.
Il portiere è quel calciatore che fa due parate eccezionali e viene sì elogiato, ma se prima del triplice commette mezzo errore che costa un gol sarà massacrato. Ovviamente tutto ciò vale per il 99% dei numeri 1, non fanno testo i mostri sacri come Buffon, Zoff o qualche altro big.
E tutto ciò vale sia per gli estremi difensori delle compagini di massima serie, sia a scalare per tutti i colleghi delle serie minori comprese le categorie dei più giovani. Non è un caso che il classico luogo comune “Il portiere matura più tardi” non passa mai di moda.
Riflessi, potenza muscolare, ma soprattutto concentrazione tanta concentrazione. Perché la papera è sempre dietro l’angolo. Sempre. A proposito, una piccola chicca visto che in pochi sanno perché si dice “Papera” l’errore dell’estremo difensore. Il termine nel prossimo marzo compirà ben 107 anni. Si dice infatti che al termine di un Italia-Francia 3-4 del marzo 1912, l’estremo difensore azzurro Faroppa venne così definito dal Ct Meazza “Stava in porta con i piedi larghi e goffi, sembrava una papera”…
Chiudiamo questa elucubrazione con un auspicio. Facciamo sentire più affetto ai portieri, loro amano stare da soli ma un po’ di vicinanza morale non guasta mai. Inoltre, come disse un noto portiere italiano, ricordiamoci senza che “Senza ogni altro calciatore si può giocare, senza portiere mai, neanche ai giardini”.
Tutto ciò, però, non fatelo leggere all’ex Liverpool Karius (vedi ultima finale Champions). Si scherza… Forse!