È stato bello finchè è durato. L’Igea Virtus si risveglia nuovamente in Eccellenza nel giorno della festa delle Palme. Quasi una beffa per una città che, senza Pace, cerca da sempre nel calcio una rivincita della vita. Sentimento comune alla gran parte dell’Italia calcistica ma che a Barcellona Pozzo di Gotto trova da sempre terreno poco fertile.
Il calvario più che ventennale oramai dell’Igea ha scritto un’altra pagina nera della propria storia recente. Eppure sembrava tutto bello a giugno scorso, con l’avvento di Grillo (dal primo giorno criticato dal sottoscritto) che salva il titolo (e ancora deve dei soldi alla vecchia proprietà). Poi, quasi per magia, finisce il sogno Igea e nasce l’incubo Grillese.
I processi sommari sono cominciati da tempo perché da tempo questa squadra e questa città hanno condannato se stessi alla retrocessione. Un film già visto, già raccontato, tristemente ripetitivo fino alla nausea perché diventato ancor più globale, dalle chiacchiere da bar al crepitio delle tastiere. Uno, nessuno, centomila colpevoli in una stagione balorda cominciata sotto i migliori auspici ma trascinatasi in un continuo susseguirsi di errori.
Trovare i colpevoli non servirà a lenire il dolore, a cancellare l’ultimo posto, a cambiare qualcosa, come è stato per Mancuso o Arcidiaco, solo per citarne alcuni che ci hanno provato, qualcuno anche riuscendoci, ma tutti finiti in una spirale negativa, per un motivo o per un altro. L’Igea Virtus l’estate scorsa per qualche giorno ha sognato, poi il sogno è diventato incubo ed ora triste realtà.
Se sfasciare tutto è una possibilità, non è forse la soluzione a meno che non si voglia ricominciare da zero, ma davvero da zero, per l’ennesima volta. Perché non sempre come diceva il buon Gino Bartali: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”. Oggi è il giorno delle lacrime e del dolore Igea Virtus, domani… Domani si vedrà. Buona fortuna, con la speranza che anche la magistratura possa indagare su questa martoriata stagione….
Carmelo Amato