I medici sbagliano la terapia: “Si è rotto il legamento” | Giocatore costretto tutto l’anno in panchina
Diagnosticano una botta ma l’infortunio è serio, per il giocatore stop molto più lungo del previsto.
Gli infortuni nel calcio, se non diagnosticati con precisione e trattati tempestivamente, possono aggravarsi e compromettere gravemente la carriera dei giocatori. Un caso emblematico è quello di Marco van Basten, la cui caviglia lesionata venne sottovalutata inizialmente, portando a ripetuti interventi chirurgici che alla fine lo costrinsero al ritiro precoce. Un altro esempio è quello di Neymar, che ha sofferto una frattura al metatarso trattata con superficialità durante il primo periodo di recupero, allungando i tempi di guarigione e minando le sue prestazioni future.
Un errore di diagnosi può spesso trasformare un infortunio recuperabile in un problema cronico. La storia di Jack Wilshere, afflitto da lesioni alla caviglia inizialmente trattate come semplici contusioni, è un esempio lampante: la mancanza di un approccio adeguato ha trasformato un talento promettente in un giocatore continuamente infortunato. Allo stesso modo, la carriera di Giuseppe Rossi è stata segnata da diagnosi tardive sui legamenti del ginocchio, aggravando il danno e limitando irrimediabilmente la sua carriera.
Anche la pressione per rientrare in campo velocemente può portare a decisioni affrettate e diagnosi sbagliate. Eden Hazard, per esempio, ha subito un trattamento inadeguato per una frattura al perone, che lo ha costretto a ripetuti stop e interventi. Simile è il caso di Fernando Redondo, il cui ginocchio lesionato fu gestito con leggerezza, portando a una lunga serie di ricadute che ne hanno condizionato la carriera.
Infine, gli errori diagnostici possono avere conseguenze drammatiche anche per la vita quotidiana dei giocatori. Aaron Ramsey, vittima di una frattura alla gamba, ha dovuto affrontare un recupero complicato a causa di una gestione errata delle sue condizioni. Anche la leggenda brasiliana Ronaldo ha sofferto a causa di un’iniziale sottovalutazione dei problemi al ginocchio, che hanno portato a un infortunio devastante durante una partita. Questi casi dimostrano come una diagnosi accurata sia cruciale non solo per la carriera, ma anche per la salute a lungo termine dei calciatori.
È una botta, anzi no
La stagione della Roma è tra le più negative, da un punto di vista di risultati e gestione, degli ultimi anni. In mezzo al caos ci si mettono in mezzo anche errori dello staff medico. È quanto successo a Bryan Cristante, assente dai campi da quasi un mese.
Il centrocampista giallorosso, uscito malconcio durante il match dell’Atalanta, soffre da tempo di un problema alla schiena ma dimostra sempre una grande sopportazione del dolore. Probabilmente anche per questo è stato sottovalutato il suo problema alla caviglia.
Infortunio più grave del previsto
Quella che sembrava una botta alla caviglia, invece per Cristante è sicuramente qualcosa di nettamente più serio. Il versamento alla caviglia, che in caso di botta si riassorbe in pochi giorni, ha invogliato lo staff medico giallorosso a fare ulteriori esami che hanno evidenziato una lesione ai legamenti.
Così come riporta “La Repubblica” per il centrocampista, assente ormai dalla prima gara di dicembre, almeno altre tre settimane di stop forzato che lo costringeranno a saltare le sfide con Milan, Lazio e Bologna. Possibile rientro per l’ex Atalanta nel match con il Genoa del prossimo 17 gennaio.