Il Messina è diviso tra la fiducia per il punto sofferto conquistato a Catania e una classifica ancora deficitaria, che non permette di rilassarsi. Questo scenario non è una novità, dato che nelle ultime tre stagioni la squadra ha spesso iniziato in salita, con rincorse per raggiungere la salvezza.
Dal “Massimino” sono arrivati segnali positivi, che però dovranno essere coltivati per produrre risultati più consistenti e migliorare una graduatoria ancora precaria. Tra questi spicca la tenuta difensiva, che ha resistito al pressing etneo, assicurando il primo clean sheet in trasferta.
Le prestazioni di Krapikas, che ha mostrato sicurezza dopo le incertezze contro Avellino e Cavese, e di Rizzo, solido sia da terzino che da centrale, sono note positive. L’atteggiamento complessivo della squadra è apparso compatto, grazie anche al 4-3-3 “rivisitato” da Giacomo Modica, che ha permesso di schierare Salvo, autore di una buona prestazione nonostante l’espulsione. Il Messina ha adottato un approccio più difensivo e orientato alle ripartenze, un “piano gara” che si è rivelato efficace, figlio dell’umiltà di riconoscere la superiorità catanese.
Alcune mosse sono apparse meno funzionali, come Pedicillo davanti alla difesa, raramente pericoloso con verticalizzazioni, ma la sua presenza ha permesso di avere due interni, Frisenna e Garofalo, votati all’aggressività. Petrungaro continua a essere una certezza di questa prima parte di stagione, in attesa del ritorno di Petrucci.
Era cruciale interrompere la striscia di pesanti sconfitte, ma ora è necessario cercare di ottenere qualche risultato positivo, meglio se vittorie, come suggerito dal capitano Marco Manetta. In attesa di una svolta societaria considerata necessaria dai tifosi, il campo resta l’unico appiglio per gli amanti della biancoscudata, anche se la strada verso una posizione più sicura rimane ancora in salita.