MESSINA – Il Messina ha saldato la rata del cosiddetto “salva-calcio”, garantendosi un po’ di respiro finanziario grazie alla liquidità disponibile. Tuttavia, la vera svolta societaria continua a essere un miraggio: i fondi promessi da AAD Invest non si vedono, e probabilmente non arriveranno mai.
Come riportato da Gazzetta del Sud nell’analisi di Emanuele Rigano, i dubbi sulla solidità di Doudou Cissé si fanno sempre più pesanti. Il curriculum dell’imprenditore evidenzia precedenti negativi tra Francia e Belgio, con esperienze fallimentari e divieti di operare. Dopo l’annuncio di conti sbloccati per la scomparsa del Deinze e la presunta disponibilità di 75 milioni di euro da un fondo terzo, tutto è rimasto fermo alle parole.
Alaimo si defila, Sciotto in attesa
La situazione si complica ulteriormente con la figura di Alaimo, che dopo un mese di presenza costante ha ridotto drasticamente le sue apparizioni pubbliche. Davanti al notaio Silverio Magno, ha ribadito l’intenzione di rilanciare il club, assicurando l’imminente arrivo delle risorse per sanare la falla contributiva e versare la prima quota dell’80% per l’acquisto del club da Pietro Sciotto. Ma più il tempo passa, più lo scenario appare irrealizzabile.
Se l’accordo con AAD Invest dovesse definitivamente saltare, resta in piedi un’ipotesi alternativa, legata alla disponibilità di Sciotto di esercitare il diritto di recesso dall’accordo notarile del 2 gennaio e riaprire la trattativa per una cessione immediata.
Imprenditori siciliani pronti a intervenire?
Nella giornata di ieri, due ex tesserati del Messina hanno incontrato il sindaco Federico Basile per discutere della possibilità di un intervento da parte di imprenditori siciliani, già accostati in passato al club. Non si tratterebbe di Valerio Antonini, presidente del Trapani, come ipotizzato da alcuni, ma di altre figure locali.
Basile ha ribadito di non essere l’interlocutore diretto e che tutto dipenderà dalla decisione di Sciotto. Se l’ex presidente dovesse riappropriarsi della società, potrebbe cederla a un gruppo più solido e affidabile, evitando una gestione che sta diventando sempre più problematica.
L’appello della politica: “Il Messina non può sparire”
Nel frattempo, la sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, Matilde Siracusano (Forza Italia), ha lanciato un appello affinché si trovi una soluzione rapida:
“Il calcio professionistico a Messina non può sparire. Le istituzioni devono muoversi a tutti i livelli per salvare l’ACR. Il club non è solo una società sportiva, ma parte integrante della storia e dell’identità della città. È necessario superare questo momento delicato con decisioni responsabili da parte di tutti”.
Il passato controverso di Cissé
La figura di Doudou Cissé continua a sollevare dubbi. Dopo il fallimento del Deinze, l’imprenditore ha attribuito le responsabilità al precedente gruppo asiatico e ha giustificato il suo disimpegno parlando di presunti insulti razzisti ricevuti da esponenti politici belgi.
Tuttavia, emerge un quadro preoccupante anche dalla sua attività in Francia. Nel 2013, ha fondato la SAS 4U, che nel 2014 è stata sottoposta a procedura di recupero giudiziario con la nomina di mandatori. Successivamente, nel marzo 2014, è arrivata la liquidazione coatta, mentre nel 2016 Cissé è stato interdetto dalla gestione di società per otto anni, in base all’articolo L.653-8 del codice di commercio francese. La liquidazione definitiva della SAS 4U è avvenuta nel 2017 per insufficienza di capitale.
In passato, Cissé è stato coinvolto anche nella gestione della 6C, un’agenzia di consulenza aziendale attiva dal 2011 al 2014, e in altre società con sede a Roanne, tutte con esiti simili.
Messina appeso a un filo
La situazione dell’ACR Messina resta altamente instabile. Con i fondi di AAD Invest che non arrivano e Sciotto ancora in stand-by, il futuro del club è appeso a una decisione chiave: continuare con la cordata attuale o riaprire le trattative con nuovi acquirenti?
Il tempo stringe e la tifoseria attende risposte concrete.