In una lunga lettera affidata a Goalsicilia.it, Sami Elamraoui parla per la prima volta dal suo allontanamento dal Rosolini:
“Scrivo solo ora i miei pensieri sulla situazione che si è venuta a creare a Rosolini perché fino ad oggi nutro ancora la speranza di trovare un accordo e mettere la parola fine ad un incubo…
L’incubo di non poter fare, almeno per un altro mese, quello che più amo ovvero inseguire quella palla su quel prato verde per cui da sempre ho fatto sacrifici immensi.
Sono arrivato a Rosolini dopo aver rifiutato le loro proposte per almeno cinque anni. Ogni volta ero frenato dalle dicerie su società e squadra. Quest’anno invece, andando contro tutto, ho voluto provare questa esperienza. Da premettere che, insieme alla società, fino all’ultimo giorno di mercato ho rifiutato due squadre con ambizioni decisamente superiori a quelle della squadra dove tuttora federalmente milito, ma essendo una persona di PAROLA ho preferito non mancare al mio impegno.
Fin da subito abbiamo raggiunto l’accordo sia economico (anche se ho dovuto in parte rinunciare al mio consueto ingaggio), sia per vitto e alloggio. Ma da subito, già dalla partita di coppa con il Palazzolo, mi sono sentito puntare il dito contro. Non sono mai stato un BOMBER, l’attaccante da 40 gol a stagione, il mio massimo sono stati i 16 gol nella stagione al Due Torri, poi sono quasi sempre andato in doppia cifra. L’anno scorso a Scordia sono arrivato a quota 10 da dicembre a maggio ma tanti di più sono stati i gol che ho fatto fare ai miei compagni. Cosa che stava avvenendo anche qui a Rosolini dato che il mio zampino è presente in tutti i gol fatti dalla squadra, a partire dalla prima di coppa fino alla gara con lo Scordia.
E forse da questa partita così sentita dal presidente che un po’ sono iniziati a pesare sulla società i sacrifici fatti per ‘mantenermi’. Vivevo nella casa della madre del prof. e il ristorante in cui pranzavo e cenavo è sponsor della società. Quindi credo che le spese per farmi vivere lì erano quasi ridotte all’osso. Forse ci si è resi conto che non si riusciva più a pagare il pattuito rimborso, magari se fossimo stati in testa alla classifica la situazione sarebbe stata diversa; invece si è preferito mandarmi a casa anziché cercare di trovare un accordo (per un loro capriccio, perché ho visto gente mancare di rispetto al mister, abbandonare la panchina prima della fine di una partita e in questi casi non ci sono stati provvedimenti da parte della società).
E già un accordo pensavo di averlo trovato, riducendomi ulteriormente quanto pattuito ad inizio stagione con un rimborso a gara (improponibile per una persona con un bambino a carico). Ma nulla si è fatto per unilaterale decisione societaria di interruzione del rapporto, peraltro in un periodo non previsto dalla normativa federale per trasferimenti o svincoli. Con una famiglia e un figlio a carico non posso rischiare di non essere pagato secondo gli accordi reciprocamente presi a inizio stagione. Perché ad oggi, al contrario di come è stato affermato, ho percepito il giusto per il mio ‘lavoro’ a Rosolini. Io, ‘purtroppo’, ad oggi vivo di calcio e sentirsi dire che forse a dicembre non sarò liberato nonostante la predetta decisione unilaterale societaria crea numerosi problemi a me e alla mia famiglia.
Ciò nonostante la società Rosolini esternamente si vanta di essere una famiglia.
In una famiglia unita i problemi si cercano di risolvere all’interno e non di allontanare il ‘marcio’ o presunto tale. Inoltre, come è stato fatto con me, nei giorni successivi è stato deciso l’allontanamento societario anche per altri tre compagni che hanno sempre sudato e lottato, da più anni, per la maglia del Rosolini.
Sono stato additato anche del fatto che durante il mio tempo libero, insieme a mia moglie sia andato in un centro benessere, ma ognuno di noi nel tempo libero può fare ciò che vuole. Scusate lo sfogo, ma le cose che hanno detto e scritto su di me sono state molto pesanti e chi mi conosce può dire benissimo chi è SAMI; mi stanno facendo vivere un incubo che spero finisca fra meno di un mese, io vivo per quel rettangolo verde ed ho voglia di dimostrare ancora che Sami è un giocatore che va in campo e suda fino all’ultimo minuto la maglia della squadra in cui gioca. Così ho sempre fatto…e così voglio continuare a fare!!! Ps: ad oggi della ‘FAMIGLIA’ Rosolini, nessuno ha fatto una telefonata (a parte qualche compagno che ritengo uomo prima che calciatore) per sapere come stavo, dato che per me è stato un shock, figuriamoci per la mia famiglia!”.