Di Gaetano a GS.it: “Pronto a rimettermi in gioco, aspetto la proposta giusta. A Paceco giocatori non pronti per la D”

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“Ho già avuto qualche contatto qua e là, sono pronto a mettermi in discussione”. L’ex all

“Ho già avuto qualche contatto qua e là, sono pronto a mettermi in discussione”. L’ex allenatore del Paceco, Francesco Di Gaetano, pensa già alla prossima stagione dopo che quest’anno ha guidato i rossargento nella loro prima stagione in serie D. Adesso è pronto per una nuova sfida. Queste le sue parole a Goalsicilia.it:

Mister, abbiamo notato che qualche giorno fa eri a Castrovillari. Futuro calabrese per te?

“(Ride, ndr). Sono stato invitato da una persona molto vicina alla società. È anche stato un modo per capire quello che succede fuori dalla Sicilia. Non si sa se le cose fuori da qui funzionano meglio. Prima bisogna toccare con mano. Io sarei anche disposto ad andare fuori e a spostarmi. Ma ovviamente laddove ci sia un progetto”.

Sei reduce dalla stagione affrontata col Paceco in serie D, con la squadra che è retrocessa. Che giudizio dai alla squadra e alla tua annata?

“Allenare in serie D è meglio che stare fermi o restare in una categoria inferiore. Hai una certa visibilità e il tuo lavoro viene visto in tutta Italia. Il Paceco è una società fatta di brave persone, ma la squadra non era pronta per la categoria. Siamo stati primi nel girone e in tutta Italia nella classifica Giovani D valore. Dopo un mese di ritiro, la società mi ha comunicato che sarebbe cambiato il budget. L’obiettivo restava una salvezza molto difficile, ma sapevo che avrebbero dimezzato le risorse economiche”.

La domanda a questo punto è lecita: chi te l’ha fatto fare?

“Ho deciso di andare avanti, sposando un progetto che in pochi avrebbero sposato. Non ho avuto paura di bruciarmi e ho fatto un lavoro che è stato riconosciuto soprattutto dagli addetti ai lavori. Tutti ci davano per spacciati e retrocessi a inizio stagione. E quindi che poi in realtà siamo retrocessi ci può stare. La squadra è stata costruita con pochissimi soldi e risorse ridotte. Assumendo questo incarico sapevo a cosa sarei andato incontro. E oltre all’inesperienza, abbiamo pagato anche la sfortuna, colpendo circa 18 pali e perdendo al 94’ alcune gare”.

Avete lanciato diversi giovani però durante l’anno…

“Gli under erano dal ’97 al ’99 e noi giocavamo con i 2001! In porta e in attacco avevamo due 2001 e in difesa un 2000, quindi era come giocare con gli Allievi in un campionato importante. Questa però è tra le cose positive dell’annata. Nonostante la squadra giovane, abbiamo dato filo da torcere anche a chi era lì davanti”.

E i giocatori più esperti?

“Non sono stati determinanti, alcuni forse non si sono calati completamente nella categoria”.

In campionato diverse giornate no…

“Quando hai una squadra forte e affronti squadroni come Nocerina, Vibonese, Messina o Igea (squadre di categoria superiore), perdi 2-0. Con i ragazzini, invece, vedi anche un pubblico che fa paura. La mia era una buona squadra, ma non era pronta per la serie D. E con questo non sto offendendo i ragazzi, perché con l’esperienza potranno crescere tanto ed essere ottimi giocatori di categoria. Nonostante tutte le difficoltà e le problematiche, fino a due giornate dalla fine non eravamo ancora retrocessi”.

In allenamento però eri uno di loro. Molto spesso durante gli allenamenti giocavi con i ragazzi nelle partitelle!

“Quello rappresentava i dieci minuti finali, la partitella dopo l’allenamento e mi mettevo in campo pure io. La passione non tramonta mai e la voglia di giocare l’avrò fin quando le gambe mi daranno la forza. È anche un modo per fare gruppo, per fare capire ai ragazzi che sei uno di loro. Deve comunque esserci rispetto da entrambe le parti, in ogni caso non sono un sergente di ferro”.

C’è qualche allenatore a cui ti ispiri?

“Ho avuto la fortuna di avere degli ottimi allenatori, su tutti cito Tonino Cerro che è stato quello che mi ha insegnato la cultura del calcio, con sacrificio e divertimento abbinate tra di loro. Anche nella gestione è stato importante. Ho avuto anche Giovanni Oddo e Boscaglia, molto molto bravi. In ogni caso non mi ispiro a nessuno, ho le mie idee e il mio modo di interpretare il calcio”.

E il fatto di aver avuto un passato da calciatore, come ti aiuta?

“La comunicazione è molto importante per tanti motivi, hai a che fare con persone di vari ceti, varie culture ed etnie. Devi cercare di trovare un equilibrio che vada bene per tutti. L’aver giocato ti aiuta nelle dinamiche di spogliatoio, perché sai già quello che può succedere”.

Mister, parliamo del futuro. Immagino tu abbia avuto diversi contatti per la prossima stagione…

“Sono stato tanto in giro. Ho parlato con qualche squadra e con qualche dirigente, con altri mi incontrerò a giorni. Non voglio fare nomi, ma sono pronto a mettermi in discussione. Di sicuro non valuterò situazioni simili a quella dello scorso anno. Dopo l’esperienza già fatta vorrei confrontarmi con una squadra un po’ più di categoria e con una società che ti consenta di lavorare nel migliore dei modi”.

Aspetti una chiamata dalla D oppure valuteresti anche una panchina in Eccellenza?

“Si tende sempre ad alzare il livello delle proprie aspettative. Se si dovesse presentare un progetto serio con una squadra di Eccellenza che abbia un blasone importante e un progetto serio, allora potrei accettare. In realtà vorrei comunque aspettare qualcosa di più allettante e stimolante. I contatti che ho avuto sono in Sicilia e non solo. Le categorie le ho fatte tutte, tranne la Terza Categoria e la serie A. La prima non la voglio fare (ride, ndr), in serie A spero un giorno di arrivarci. La B l’ho fatta da allenatore in seconda, la mia ambizione è quella di tornarci da primo. Adesso anche io voglio tornare tra i professionisti, se poi mi renderò conto che non sono capace, ci metterò un punto”.

Uno dei tuoi mentori è sicuramente mister Roberta Boscaglia…

“Ad Alcamo abbiamo vinto il campionato e la Coppa Italia. Poi siamo andati alla Nissa dove lui cominciò a dirmi che avrei potuto fargli da secondo. Ci siamo stretti la mano, dicendoci che se entro cinque anni non fossimo arrivati in B, potevamo levarci mano (ride, ndr). Con Boscaglia abbiamo condiviso otto anni e abbiamo vinto tantissimi campionati. Da lui ho imparato tanto, nel bene e nel male, anche perché molte idee nostre erano simili”.

Ciccio, io so che sei rimasto molto legato a Trapani e al Trapani. Come vedi l’attuale situazione societaria? Si rischia veramente di vedere scomparire il club?

“Credo che per la prima volta ci sia una preoccupazione che possa andare oltre le aspettative. Negli altri anni il Comandante era in forze. Adesso non sta bene fisicamente e ci sono pure le vicende giudiziarie che hanno coinvolto la famiglia. Son cose che destabilizzano e probabilmente non ha più le forze per mandare avanti questa realtà. La cosa strana è che nessuno si faccia avanti”.

Effettivamente il Trapani è un modello di gestione e ha una società sana…

“Una società sanissima, direi io. Non c’è un debito e nonostante tutto la proprietà ha lasciato la porta aperta all’iscrizione, qualora qualcuno la rilevasse. Ci sono comunque dei contratti in essere molto pesanti e questo potrebbe essere uno dei motivi per cui si fatica a trovare qualcuno”.

E se nessuno si farà avanti, pensi che il Comandante Morace potrà avere un ripensamento?

“Spero con tutti il cuore di sì, ma onestamente credo che non sarà così. E sarà un lutto per tutto il calcio siciliano, perché c’è tutto l’indotto, ci sono tante famiglie che vivono grazie al Trapani Calcio”.