Delio Rossi, nuovo allenatore del Palermo, è intervenuto in conferenza. Queste le principali tematiche trattate.
STELLONE: “Il primo pensiero va al collega perché è sempre brutto quando si manda via un allenatore”.
PALERMO: “Se avessi ragionato razionalmente avrei detto di no. Ma nel momento in cui mi ha chiamato il Palermo non ho fatto tutte queste valutazioni. Palermo ha vissuto un apice sotto la mia gestione. Io sono andato via e sono stato rispettato come uomo e come professionista”.
DEBITO: “Ho un debito con questa città. Quando mi hanno chiesto ‘Te la senti di dare una mano?’, io non me la sono sentita di dire di no. Sapendo comunque che non sono Mago Merlino e che non risolvo tutti i problemi. Queste sono le motivazioni”.
SQUADRA: “Penso che dovrò cominciare senza stravolgere nulla. A quattro giornate dalla fine non si può intervenire dal punto di vista fisico o cambiare sistema di gioco. Voglio cercare di dare serenità e convinzione nei propri mezzi. Qualche dritta qua e là senza stravolgere nulla. Ci vuole un po’ di studio, ma conosco i giocatori”.
VALORE AGGIUNTO: “Penso che la differenza la possa fare l’ambiente. La gente deve stare vicina alla squadra e a questi ragazzi. Adesso è un momento particolare, altrimenti non si arriva al cambio di un allenatore”.
ESPERIENZA: “Faccio questo lavoro da trent’anni. Grandi leader non ne ho mai conosciuti perché non ci si elegge leader, ti ci fanno gli altri. Non voglio addossare grandi responsabilità a uno solo, chiaramente da qualcuno ci si aspetta qualcosa in più”.
CONTRATTO: “Sono venuto per quattro giornate secche, senza pensieri futuri. Quello che succede succede…”.
TUMULTO SOCIETARIO: “Questo mi è sembrato un gruppo consapevole, nonostante il momento particolare. Bisogna tenerli isolati da questa situazione di società e scindere le situazioni di campo. Devo pensare esclusivamente al campo, io ai miei giocatori alibi non ne voglio dare, non l’ho mai fatto e mai lo farò. Ho sempre lavorato anche in condizioni molto difficili, ma se perdevamo non era mai colpa della società”.
SCOMMESSA: “Questa è una scommessa, come ne ho fatto tante. Quando scommetti può andar bene e andare male. La mia testa diceva di no, perché non sono un gestore o un guaritore. Penso però di avere l’esperienza giusta per toccare le corde giuste. Ho bisogno più di uomini che di giocatori. Bisogna vincere le partite ma ci sono anche gli avversari”.
GIOCARE PER VINCERE: “Se giochi per pareggiare quasi sempre perdi, se invece giochi per vincere magari qualche volta pareggi… Per questo preferisco giocare per vincere”.