Dattilo, Iraci a GS.it: ‘Qui società serissima. Possiamo toglierci ancora soddisfazioni, ma vivendo alla giornata'
Non è un centravanti, ma viste le ultime partite ha tutti i crismi di un attaccante di razza. Pa
Non è un centravanti, ma viste le ultime partite ha tutti i crismi di un attaccante di razza. Parliamo di Benedetto Iraci, esterno del Dattilo Noir, che nelle ultime due partite ha segnato ben cinque gol che hanno consentito alla sua squadra di ottenere mezza salvezza. Queste le sue parole in esclusiva a Goalsicilia.it.
Partiamo dalle ultime due gare, doppietta e tripletta. Qual è il più bello?
“Beh sono tutti belli (ride, ndr), ma sicuramente quello che mi ha fatto gioire di più è il 4-3 contro la Riviera Marmi”.
Non sei un attaccante, quindi devo chiederti: che è successo?
“Non sono uno che fa tanti gol, ma qualche soddisfazione me la sono sempre tolta. Tutto il campionato ho giocato in difesa, da terzino, per necessità e varie emergenze. In queste ultime due settimane il mister è riuscito a farmi giocare nel mio ruolo naturale, che è quello di esterno alto. La gente si accorge adesso di me visto che ho fatto cinque gol in due partite, ma chi ha visto le gare del Dattilo può confermare che ho giocato abbastanza discretamente (ride, ndr), giocando anche in alcune occasioni da centrale di difesa”.
Questo 4-3 con la Riviera è stato pazzesco, forse ad un certo punto neanche voi ci credevate più…
“Partita bellissima, chi l’ha vista si è divertito. Siamo partiti fortissimo, siamo andati sul 2-0 ma potevamo anche fare qualche gol in più. Nella ripresa, cosa che ci è successa spesso purtroppo, abbiamo avuto un blackout e loro sono riusciti a pareggiare. In contropiede abbiamo fatto il 3-2, loro il 3-3 al 90’ e proprio nel finale mi sono conservato l’ultimo scatto (ride, ndr) e sono riuscito a fare il 4-3”.
Siete ad un passo dalla salvezza diretta, ma c’è stato un momento nel corso del campionato in cui avete avuto paura?
“Siamo stati costruiti per fare un campionato diverso, ovviamente non per le prime due posizioni, ma per migliorare lo scorso anno. In un anno succedono tante cose, tanti imprevisti, il calcio non è una scienza esatta. Non ci siamo mai ritrovati in zone pericolose, però certo un po’ di pepe al sedere c’è quando vedi che hai tante squadre dietro ma molto vicine. La cosa che mi fa più rabbia, e ne parliamo spesso nello spogliatoio, è che quando è arrivata la partita della vita, quella che ci fa togliere dai casini, non abbiamo mai toppato. Ci siamo ritrovati a poter fare il salto per stare sempre più su e là sì che abbiamo avuto battute d’arresto”.
Parliamo di te. Paganese, Taranto, Potenza e soprattutto Reggiana sempre in Lega Pro. Poi la decisione di appendere gli scarpini al chiodo, perché?
“Sì, avevo deciso di smettere dopo un grave infortunio. Quando mi sono ripreso ho avuto poco mercato, le poche squadre che mi cercavano mi offrivano una miseria. Sono sincero, non voglio essere superbo, ma dopo tanti anni di sacrifici e ottime stagioni, ritrovarsi ad elemosinare un contratto non mi andava. Così, forse per orgoglio, avevo deciso di smettere. Per carità, era anche il periodo in cui la C2 veniva eliminata, quindi 30 squadre in meno e tanti tanti calciatori svincolati. È stata un po’ una mazzata per tanti di noi…”.
Poi arriva il Cus Palermo…
“Devo dire grazie a Dario Biondo. Mi ha contattato, mi ha fatto vedere la struttura, un po’ per gioco ed un po’ per la voglia di ritornare a giocare, perché da piccolissimo ho sempre fatto questo, ho ripreso. Il Cus ha una struttura meravigliosa, così ho ricominciato a lavorare senza pretese”.
Obiettivo tornare tra i Pro?
“Non ti nascondo che dopo due anni e mezzo mi farebbe piacere, ma adesso ho una famiglia, moglie e figlio, ho un negozietto a Palermo. Anche perché, se dovessi andare lontano, mia moglie mi ucciderebbe (ride di gusto, ndr)”.
Al Dattilo si sta bene…
“Si sta divinamente. Il presidente è una persona, credimi, serissima, come tutto l’ambiente. Ho una certa età, non ho più l’ambizione di arrivare in serie A, quando trovi una società così seria te la tieni il più possibile stretta, per me è come giocare tra professionisti”.
Facciamo un passo ipotetico in avanti. Il Dattilo ti chiede di restare, ma ti chiama una squadra di D costruita per vincere non siciliana…
“Parlare di futuro adesso è presto. Dovrei parlare con la dirigenza del Dattilo, anche se non mi nascondo, ho sempre grandi ambizioni. Anche quando facciamo dei piccoli test in allenamento, voglio sempre arrivare primo. Il mister lo può confermare, non voglio perdere neanche in partitella e non ho saltato mezzo allenamento quest’anno. Sono un ragazzo che ha voglia di far bene ed ambizione”.
Restano quattro gare da giocare, le affronterete con l’idea che è già fatta o con l’obiettivo di arrivare più in alto possibile?
“Pensare che tutto sia già scontato sarebbe un errore gravissimo. Anche perché siamo una squadra pazza, il Terranova l’unica vittoria stagionale l’ha fatta con noi, ma siamo anche quelli che hanno battuto la Folgore, il Troina o la Riviera Marmi. Non ci possiamo rilassare assolutamente, quando facciamo progetti a lungo termine toppiamo, dobbiamo vivere gara dopo gara”.
Domenica sfiderete il già retrocesso Marsala…
“Squadra di tutto rispetto, con ragazzi che corrono tanto. Sappiamo benissimo che se non correremo più di loro faremo fatica. Ancora non siamo salvi, certo ci manca poco, ma le partite si vincono sul campo, a voce non si vince mai”.
Quindi che obiettivi?
“Tutti abbiamo voglia di migliorare, di fare bene, io incluso. Magari facendo qualche altro gol (ride, ndr). La posizione di classifica a fine anno è importante per tutti, una gratificazione per mister, preparatore e anche per noi calciatori. Play off? Mah, inutile pensarci, partita dopo partita possono succedere tante cose. Intanto pensiamo a battere il Marsala, poi vedremo cosa fanno le altre”.
Chi vince il campionato?
“Bella domanda. Mi sarebbe piaciuto essere lassù a giocarmela con loro. Comunque vedo il Paceco squadra di categoria più delle altre, hanno fame, tanta fame. Spero e faccio il tifo per il Paceco, un po’ per simpatia un po’ per vicinanza. Il Troina doveva ammazzare il campionato, se vince il Paceco è una bella storia per tutti. Quando vince ‘il più povero’ fa sempre piacere”.