Cori razzisti: la Nazionale lascia il campo | Partita sospesa e vittoria a tavolino
Il capitano discute con l’arbitro e all’ennesimo coro richiama tutta la squadra negli spogliatoi.
Il razzismo nel mondo del calcio, così come nella vita di tutti i giorni, è una piaga ancora presente nel 2024 e tra l’altro un fenomeno che contraddice lo spirito universale di questo sport. Nonostante le operazioni per promuovere l’nclusione e il rispetto, episodi di intolleranza razziale emergono regolarmente sui campi di calcio, sugli spalti, rovinando il valore di aggregazione che dovrebbe avere il calcio. Ci sono state molte campagne globali, da “Kick it Out” a “No to Racism, respect” fino a “Say No to Racism”, per cercare di sensibilizzare il pubblico e prevenire comportamenti deprecabili. Purtroppo però i risultati sono ancora insufficienti.
Per combattere il razzismo la responsabilità ricade sia sui supporters, ma anche sulle istituzioni sportive e non. Organismo come FIFA, UEFA e le varie leghe nazionali dovrebbero adottare misure severe, partendo dalle sanzioni economiche, arrivando anche alla sospensione delle partite e ai punti di penalizzazione, punendo i protagonisti di episodi di razzismo anche con il Daspo. Tali provvedimenti però spesso sono deboli o tardivi. Ovviamente anche i tifosi hanno un ruolo fondamentale, sarebbe cruciale che la comunità calcistica isoli i protagonisti di queste azioni.
Tra gli episodi più recenti di razzismo c’è quello che ha coinvolto Vinicius Jr del Real Madrid. Poco più di un anno fa, durante una partita della Liga, il brasiliano ha ricevuto dagli spalti insulti razzisti portando l’arbitro alla sospensione della gara. Anche nella nostra Serie A purtroppo abbiamo assistito a situazioni di questo tipo. Durante una partita di Coppa Italia tra Juventus e Inter, l’allora attaccante nerazzurro Romelu Lukaku è stato fatto bersaglio di cori razzisti più volti. Purtroppo nonostante le denunce questi episodi continuano a ripetersi.
Per lottare contro il razzismo bisognerebbe agire con fermezza. La sospensione delle partite diventa necessaria, ma occorre anche introdurre programmi educativi obbligatori identificando i colpevoli in modo rapido. Alcune squadre hanno già iniziato a collaborare con la polizia per individuare i soggetti autori di cori o insulti razzisti, l’obiettivo è avere nel prossimo futuro stadi sicuri e inclusivi.
Partita di Nations League non conclusa
Si sta giocando in Romania una gara di Nations League tra la nazionale di casa ed il Kosovo. Vicino il triplice fischio il pubblico comincia ad intonare cori inneggianti alla Serbia, acerrima nemica dei kosovari per problemi etnici, così la squadra ospite si lamenta con l’arbitro.
Il capitano del Kosovo, Amir Rrahmani in forza al Napoli, parla con l’arbitro che però non sembra volere prendere una posizione. Così il difensore insieme a tutta la squadra, intorno al 93′ lascia il campo seguito poi dagli avversari e dal direttore di gara. Il fischietto danese e la nazionale rumena rientrano in campo, ma il Kosovo resta negli spogliatoi.
“Adesso basta, in Romania era già successo”. “Hanno provocato”
Al termine della gara il capitano del Kosovo Rrahmani spiega la decisione di lasciare il campo: “Qualcuno ha inneggiato alla Serbia una prima e una seconda volta, ho parlato con l’arbitro ma non mi ascoltava, così quando tutto lo stadio ha proseguito con questo coro era il momento di dire basta, è la seconda volta che succede in Romania“.
Il Ct della Romania Lucescu non ci sta e replica: “Sono stati imbarazzanti per il loro comportamento. Una partita deve sempre finire sul campo, inoltre c’erano evidenti provocazioni dei calciatori verso i tifosi“. La UEFA adesso dovrà prendere una decisione sull’esito finale della partita.