Coppa a GS.it: “A Taormina fatto un percorso straordinario con un gruppo eccezionale. Futuro? Ricevuta qualche chiamata…”

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“Sono felice per quello che abbiamo fatto. Ho allenato un gruppo straordinario, un gruppo di ragazzi a cui ho continuamente ripetuto che loro avrebbero ricordato quest’anno oltre a quello che sarebbe stato il risultato calcistico”. Parole e musica di Marco Coppa, che quest’anno ha guidato il Taormina chiudendo il campionato di Eccellenza, girone B, al terzo posto, dietro Nuova Igea Virtus e Siracusa. Ai biancazzurri poi non è riuscita l’impresa di centrare la fase nazionale dei play off, ma il tecnico definisce il bilancio assolutamente positivo. Queste le sue parole a Goalsicilia.it:

Mister, nelle tue prime parole noto una grande soddisfazione…
“Assolutamente sì, questo era un gruppo che veniva al campo con grande voglia e determinazione. Avevano voglia di stare insieme, crescere. Ci siamo allenati divertendoci, questo è stato il segreto dei nostri risultati. È un gruppo che raramente si incontra in una carriera. Rispetto a quando giocavo, ricordo solo due o tre stagioni. In altre occasioni magari non si è creata l’amalgama giusta. Sono sicuro che tutti loro ricorderanno questa stagione a lungo. È stato bello vederli negli allenamenti durante la settimana e poi vederli giocare la domenica”.

Un campionato ad alti livelli, chiuso al terzo posto in classifica. Eppure secondo qualcuno le aspettative erano altre…
“Voglio subito fare una premessa, purtroppo qualcuno deve sempre denigrare o sminuire le cose belle che fanno gli altri. Il Taormina non aveva l’obiettivo di vincere il campionato, ma quello di fare bene. Avevamo un budget della metà rispetto a qualche altra realtà che ha fatto come noi o molto peggio di noi. Siamo arrivati alla finale play off giocandoci il campionato quasi fino alla fine. Siamo arrivati a giocarci la qualificazione alle fasi nazionali. Dovevamo fare bene e lo abbiamo fatto”.

Un organico costruito con l’obiettivo di fare bene e i complimenti non sono mancati…
“La rosa del Taormina era una rosa di tutto rispetto, una bella squadra. Ma non avevamo un organico che poteva competere con un altro tipo di realtà e situazioni. Quello del Taormina è un percorso straordinario, bellissimo sotto tutti i punti di vista. La cosa che ci rende più orgogliosi è che tutti gli addetti ai lavori ci hanno indicato come la realtà che esprimeva il miglior gioco del girone. Questa è la soddisfazione più grande”.

La tua era una squadra con personalità indubbiamente forti. È più facile guidare un gruppo di questo tipo oppure una squadra di giovani da plasmare?
“A prescindere dall’età anagrafica, quando hai di fronte un giocatore con mentalità da professionista l’età conta veramente poco. Giocatori più esperti magari hanno una personalità diversa, più consolidata, l’importante è avere sempre, a qualunque età, la giusta disponibilità, la mente da professionista. Credo che non sia più o meno facile in un caso o nell’altro, bisogna invece essere bravi a portare i giocatori giusti quando si costruisce un organico, giocatori che abbiano stimoli reali, veri”.

I numeri tra l’altro dicono che insieme all’Igea siete la squadra con meno sconfitte, oltre a essere la miglior difesa…
“Siamo la miglior difesa e tra i migliori attacchi del campionato. Il calcio è fatto di numeri, di statistiche. Se una squadra ha questi numeri è sicuramente una squadra che ha fatto grandi cose. E vederla giocare a volte era davvero bello, il merito va a questi ragazzi, che sono tutti di qualità e che hanno avuto grande disponibilità nel recepire ciò che chiedevo. La soddisfazione è anche personale, io volevo certe cose che poi accadevano puntualmente”.

I problemi però non sono mancati, soprattutto dal punto di vista strutturale. Quanto può aver pesato la mancanza di un seguito importante?
“Questo è un argomento che io tratto spesso insieme all’addetto stampa del Taormina. Io chiamavo a raccolta una città perché noi eravamo a un passo dalla vetta ma non avevamo nessuno sugli spalti se non genitori, mogli e fidanzate dei calciatori. Questo è un grande peccato. Giocare con un seguito di tifosi che cantano e ti incitano, come magari accadeva a Siracusa, Modica, Lentini, può incidere tanto. Noi a Taormina dovevamo trovare stimoli e motivazioni, impegnandoci di più. Siamo stati comunque bravi a costruirci le nostre motivazioni”.

Cosa è mancato nella finale play off per varcare lo Stretto?
“Non so cosa sia realmente mancato. Forse era questo il percorso che il Taormina doveva fare. poi ho imparato che la fortuna e la sfortuna esistono, una piccola percentuale dipende anche da questi aspetti. Siamo arrivati in finale e le finali si possono vincere o perdere. Molti scrivono “le finali si vincono”, ma se qualcuno vince qualcun altro deve perdere. Noi per 70 minuti a Siracusa abbiamo fatto cose meravigliose, in campo c’eravamo solo noi davanti a 3mila tifosi del Siracusa. Abbiamo fatto la partita e per almeno quattro volte siamo andati vicini al vantaggio. Dopodiché siamo andati sotto su calcio piazzato, sul quale non voglio fare polemica. Il contraccolpo psicologico ha portato a uno sgretolamento della squadra. È arrivata l’imbarcata. Noi avevamo un solo risultato a disposizione, siamo andati a Siracusa con una personalità incredibile, creando tanto”.

Finalmente il campionato si è giocato fino alla fine. Un torneo equilibrato, secondo te l’Igea ha meritato di vincere?
“Credo che alla fine abbia meritato perché è stata la squadra più costante. Io ho affrontato l’Igea quattro volte tra campionato e Coppa. L’Igea è una squadra con una forte identità, che interpretava la partita in maniera ben precisa. In termini di continuità sono stati quelli che hanno meritato di più. Il Taormina ha battuto l’Igea e ha pareggiato fuori casa, forse siamo stati gli unici tra le grandi a prendere punti con loro. In casa abbiamo vinto bene, in trasferta uno 0-0 che dà soddisfazione perché poi le altre ci hanno perso. L’Igea ha vinto tutti gli scontri diretti tranne quello contro di noi”.

Il Siracusa invece dovrà passare dalla fase nazionale dei play off. Quali insidie può nascondere questo percorso?
“Qualsiasi avversario sarà tosto. Non conosco l’Ercolanese perché non ho avuto motivo di doverli studiare e capire che tipo di squadra sia. Il Siracusa però ha tutte le carte in regola per fare bene, ha quasi tutti i giocatori in rosa da categoria superiore, in passato hanno vinto tantissimi campionati. È una squadra che costa tantissimi soldi, hanno un seguito di tifosi importantissimo che rendono bello, la domenica, giocare al “De Simone”. Il calcio è bello quando ci sono le pressioni, quando ti applaudono e quando ti criticano. Il Siracusa ha una chance importante, io credo che possa giocarsela”.

Per quel che riguarda il girone A, l’Enna invece se la vedrà con la Promosport, squadra calabrese…
“Credo di potermi sbilanciare un po’ di più, credo che l’Enna centrerà la finale play off. Non dico che sarà più facile, ma li vedo già in finale. Hanno una grandissima rosa anche loro, un grande entusiasmo in città che si è riacceso negli ultimi anni. Hanno un grande seguito di tifosi anche loro, a Enna è tornata la passione per il calcio e credo che l’Enna rispetto al Siracusa abbia qualche chance in più di centrare la finale”.

Entrambe le siciliane giocheranno la gara d’andata in casa: quanto può influire in ottica qualificazione?
“Secondo me incide veramente poco. Sono partite con una valenza talmente importante che non credo che questo possa incidere. Mi auguro invece che Enna e Siracusa anche nella gara di ritorno possano avere un seguito importante di tifosi e che le trasferte non vengano vietate. Quello sarebbe un piccolo svantaggio, mi auguro che non accada”.

A campionato finito cosa fa mister Coppa?
“In que
sto momento ho voglia di riposare e studiare, soprattutto quando riesco a ritagliarmi qualche spazio. Io ho un’attività lavorativa, sono un libero professionista e quando riesco allora dedico una parte della mia giornata a studiare calcio, anche perché ho l’ambizione di arrivare sempre più in alto. Non faccio calcio tanto per farlo. Per me non è una semplice passione, per me è anche un mestiere, per cui bisogna studiare e aggiornarsi continuamente”.

E l’anno prossimo dove vedremo mister Coppa?
“Non so cosa farò, non ho ancora incontrato il Taormina e non conosco quelli che sono i loro progetti. Non so neanche dire dove andrò, anche perché è presto. Mi fa però piacere che qualcuno si sia reso conto del lavoro svolto da tutto il Taormina e, in parte, anche dall’allenatore. Non so quale sarà il futuro della società e quali saranno i programmi”.

Quindi qualcuno ti ha cercato…
“Le telefonate non sono mancate, lo ammetto. Sono arrivate anche un paio di chiamate da due squadre di Serie D, questo è motivo di grande orgoglio e gratificazione. Non so come si evolverà la cosa, magari resterò a casa, magari no… Come ho detto però io ho tanta voglia di arrivare il più lontano possibile. E quando arriva qualche telefonata da una squadra di categoria superiore questo ti fa capire che hai lavorato bene. Qualcuno mi ha cercato anche dall’Eccellenza, vedremo come andrà…”.