Cephaledium, Clemente: “Il ‘vaffa…’ non era rivolto all’arbitro. Era lui a provocare, ma io…”

Come riportato da “Lo Calcio+”, l’attaccante della Cephaledium, Pietro Clemente, dice la sua sulla squalifica di sette giornate inflittagli dal Giudice Sportivo:

“Sono dispiaciuto per la situazione e per quello che è accaduto. Non credo di aver fatto tutto quello che è stato riportato dall’arbitro. Procederemo per fare in modo che la verità venga fuori perché a mio avviso nel referto ci sono molte bugie. Chiaramente la parola di un arbitro è quella di un pubblico ufficiale, ma a mio avviso, e anche come testimoniato dai presenti. Non so se tutto ciò è avvenuto per antipatia o manie di protagonismo, io mi ero allontanato ed ero a circa 30 metri. Non ricordo cosa gli ho detto, comunque qualcosa di banale. Lui ha sentito e mi ha espulso e l’espulsione ci può stare. Tutto quello che viene dopo non è vero: non è vero che è stato preso per un braccio in maniera tale da provocare dolore. Se appoggio la mano sull’avambraccio chiedendo lumi, poi si può trasformare come si vuole. A fine partita ho aspettato per chiedere scusa. Gli assistenti erano sbalorditi ed erano lì, presenti. L’unica cosa che ho fatto uscendo dal campo è stata trovare una scopa e l’ho lanciata contro la ringhiera. Lui mi ha accusato di avergli rotto la macchina”.

E il capitano giallonero continua con la sua versione: “La mia società ha chiamato le forze dell’ordine per tutelarci. E all’arrivo delle forze dell’ordine lui ha ritrattato tutto. Però nel comunicato si dice che la sua macchina è stata rotta dai tifosi. Stiamo cercando di recuperare il referto della polizia, dove lui denuncia un’aggressione verbale dal mio presidente. A me dispiace, perché sono abituato a farmi pubblicità in campo. Chi di dovere deve prendere provvedimenti, come ha fatto nei miei confronti. Gli assistenti hanno visto tutto, il ‘vaffanculo’ non era rivolto a lui. La partita è stata tranquilla, anche perché col Misilmeri la gara è stata corretta e i complimenti vanno anche agli avversari. Eppure ci sono stati ammoniti, espulsi e provvedimenti. A provocare è stato l’arbitro che mi diceva ‘dammi un pugno che ti rovino’. Io farò ricorso, gioco per passione e proverò ad andare per vie legali perché adesso è successo a me, ma potrebbe succedere anche ad altri. E quindi lo faccio anche per i miei colleghi”.

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Redazione