Caro Trapani, hai perso più treni che punti…

Ammetto di essermi illuso, confesso di aver pensato, a un certo punto, che potessimo riuscire a salvarci. Faccio un passo indietro, un po’ più deluso di prima. La sbornia post-partenza degli scontenti e post-arrivo di gente vogliosa, si è terribilmente smaltita. Non voglio fare drammi, cercare colpevoli o sparare sulla croce rossa. Semplicemente voglio smettere di crederci, perché, se accetti le cose come vanno, in fondo sei più sereno.

Non ho intenzione di andare troppo indietro nel tempo, così il pari casalingo contro l’Avellino passa in carrozza, ma prendo in esame le ultime tre gare: sette punti erano fattibili (pari a Cittadella perché se al 93′ sei sul 2-2, un punto a casa devi portarlo; vittoria con il Latina perché in uno scontro diretto in casa i tre punti sono d’obbligo in questa fase della stagione; e tre punti a Terni contro una squadra rinforzata sì, ma in piena depressione). Cinque erano obbligatori (sempre uno a Cittadella, tre col Latina e magari anche un pari a Terni). Uno è decisamente insufficiente e inacettabile.

Fare un solo punto in queste tre gare vuol dire alzare bandiera bianca. A fare calcoli con la classifica e il calendario davanti, per me, seduto al computer, è facile e voi, giustamente, direte che è più difficile mettere in campo quanto detto. Ma sbaglio o sia Calori (più e più volte) sia la società (nella persona di Salvatori) hanno detto che l’obiettivo è la salvezza? Se dici questo, qualche calcolo lo fai e sapendo che ora arrivano tre gare contro Bari, Benevento e Verona (tre che squadrette non sono), qualche punto da parte in più dovevi averlo. Ma non ce l’hai e ora che fai?

Questo Trapani ha perso tantissimi treni salvezza, tantissime abbordabili partite in casa (ahimé me ne vengono in mente giusto tre con Pro Vercelli, Ascoli, Vicenza), tantissime ultime spiagge, tantissimi match point. Ed è destinato a perdere di più. E’ destinato a lasciare la serie B, perché non è con le parole che ci si salva. E io non ci credo più. E non fatemene una colpa, perché la rinuncia alle volte è necessaria. In fondo non si trova la strada giusta se non hai la forza di abbandonare quella sbagliata.

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Damiani Vittorio