Cambio in panchina a quattro giornate dalla fine e squadra che stecca con le ‘piccole’. Il Palermo e i fantasmi del passato…
Riappaiono i fantasmi dell’anno scorso. Il Palermo non va oltre il pari contro
Riappaiono i fantasmi dell’anno scorso. Il Palermo non va oltre il pari contro il Padova e complica così la sua rincorsa verso la promozione in serie A, visti anche i contemporanei successi della capolista Brescia e del Lecce, secondo in classifica, rispettivamente contro Salernitana e Perugia. Quasi per uno scherzo del destino, potrebbe però essere il calendario a dare una mano ai rosa: tra qualche giorno, infatti, è in programma al “Via del Mare” lo scontro diretto tra le prime due della classe. Le Rondinelle viaggiano ormai spedite verso la vittoria del campionato con sei lunghezze di vantaggio dai rosa. Rosa che, rispetto ai salentini, sono invece attardati di tre punti. E non bisogna neppure dimenticare che proprio il Lecce osserverà il proprio turno di riposo alla penultima giornata e che, in caso di arrivo a pari punti, i siciliani verrebbero premiati in virtù degli scontri diretti a favore.
Ma la squadra che ieri sera non è andata oltre il pari contro la formazione di Centurioni è sembrata la lontana parente di quella ammirata nelle ultime settimane, soprattutto nelle vittorie contro Verona e Benevento. Gare tirate e sofferte sicuramente, in cui però la squadra di Stellone ha mostrato grande solidità e cinismo. Insomma, il Palermo non ha vinto (e ancor meno convinto) in una Gara tutto sommato abbordabile. Al vantaggio al quarto d’ora di Trajkovski, arrivato anche grazie a una deviazione di Ceccaroni, il Padova ha replicato subito dopo con Pulzetti, abile a ribadire in rete dopo un miracolo di Brignoli.
E proprio il portiere rosanero, eroe di Benevento, ha tenuto i suoi a galla in almeno un paio di situazioni (come il pessimo rigore calciato da Capello e la botta violenta da fuori di Madonna), con il Padova che soltanto nel finale ha rinunciato a riversarsi in avanti alla ricerca del successo, accontentandosi di un punticino tutto sommato meritato. Il Palermo si è invece affidato ai lanci lunghi, in maniera abbastanza incomprensibile. I rosa hanno sofferto oltremodo l’assenza dello squalificato Jajalo e la prova di molti interpreti è stata decisamente più che opaca. A salvarsi sono stati infatti in pochi, ma sicuramente nessuno ha brillato, con la squadra uscita dal campo tra i fischi dei tifosi (a tal proposito degni di nota il rinnovato gemellaggio con i supporter padovani e gli applausi all’indimenticato ex Morganella).
In molti pensano che il risultato deludente abbia il suo principale responsabile in Stellone. Il tecnico rosanero ha probabilmente sbagliato formazione, schierando una squadra che ha avuto poco equilibrio e ha deluso sotto molti punti di vista. Il coraggio non manca all’allenatore romano, prova ne sia l’ingresso di Puscas al posto di Haas con i rosa in campo con cinque interpreti offensivi. Anche questa scelta si è però rivelata vana e la gestione dei cambi resta discutibile. Lo scorso anno il Palermo gettò via le chances di promozione diretta proprio a causa di due deludenti pareggi interni contro Bari e Cesena. Adesso bisogna indubbiamente rimboccarsi le maniche, ma già il fatto che nessun tesserato si fosse presentato in sala stampa aveva lasciato presagire un po’ di nervosismo in casa rosanero. Scaramanzia? Voglia di compattare il gruppo? No! I nervi tesi infatti hanno portato a qualcosa che ha sorpreso un po’ tutti.
E a proposito dei fantasmi del passato, come l’anno scorso la società ha scelto di cambiare guida tecnica a quattro giornate dal termine. Nella scorsa stagione via Tedino proprio per Stellone, adesso è l’allenatore romano a pagare una prestazione che, più di tutti, non ha convinto tatticamente soprattutto il presidente Foschi. Un nuovo inizio a quattro turni dalla fine: le voci parlano insistentemente di un ritorno di Delio Rossi sulla panchina rosanero. L’indimenticato tecnico della finale di Coppa Italia del 2011 avrebbe l’arduo compito di riportare entusiasmo tra i tifosi e soprattutto tra i componenti della squadra. Ci sarebbe infatti poco tempo per lavorare sulle idee o sui princìpi di gioco, dunque si punterebbe tutto sulla componente emotiva. E la testa, per il finale di stagione, sarà decisiva.