Cade e sbatte la testa: “Trauma cranico” | Carriera finita, lascia la serie A per sempre
Brutale aggressione per il calciatore che non è in pericolo di vita ma la sua carriera è a rischio.
Gli infortuni alla testa rappresentano una delle problematiche più serie nello sport, specialmente nel calcio, dove scontri fisici e colpi di testa sono all’ordine del giorno. Tra i casi più noti vi è quello di Petr Čech, portiere ceco che nel 2006 subì una frattura del cranio in uno scontro con Stephen Hunt. Da allora, Čech ha giocato con un casco protettivo per prevenire ulteriori traumi. Un altro esempio significativo è quello di Raúl Jiménez, attaccante messicano che riportò una grave frattura cranica in uno scontro con David Luiz nel 2020, rischiando la carriera e la vita. Anche Christoph Kramer, durante la finale dei Mondiali 2014, subì una commozione cerebrale ma continuò a giocare per diversi minuti senza rendersi conto della gravità della situazione.
Gli sport di contatto, oltre al calcio, sono teatro frequente di traumi cranici. Nel rugby, George North, nazionale gallese, ha subito diverse commozioni cerebrali, una delle quali lo ha costretto a lunghi periodi di stop e a una revisione delle sue condizioni fisiche. In Formula 1, il caso di Jules Bianchi resta tra i più tragici: il pilota francese morì nel 2015 dopo mesi in coma a seguito di un incidente devastante in pista. Anche lo snowboard ha vissuto episodi drammatici, come l’incidente di Kevin Pearce, che riportò una grave lesione cerebrale mentre si allenava per le Olimpiadi del 2010.
La gestione degli infortuni alla testa spesso solleva interrogativi su protocolli e sicurezza. Nel calcio, il caso di Hugo Lloris, che nel 2013 rifiutò di uscire dal campo dopo aver perso conoscenza, ha acceso il dibattito su quando debbano intervenire i medici. Nel football americano, Aaron Hernandez sviluppò un’acuta encefalopatia traumatica, collegata ai ripetuti colpi alla testa subiti durante la carriera. Anche nelle MMA, il combattente Michael Bisping ha raccontato di aver combattuto con problemi visivi derivanti da un trauma cranico.
Questi episodi hanno portato all’introduzione di misure preventive, anche se resta ancora molto da fare. Caschi protettivi, come quello adottato da Čech, sono sempre più diffusi in sport come il rugby e il ciclismo. Il caso di Natasha Richardson, attrice morta per una caduta sugli sci, ha sottolineato l’importanza di indossare protezioni anche in attività ricreative. Infine, la tragica vicenda di Emiliano Sala, morto in un incidente aereo con un probabile trauma cranico, ha dimostrato come la sicurezza non debba mai essere trascurata in nessun ambito sportivo.
La brutale aggressione
Siamo a Vienna, al centro, ed è sera. Uno sconosciuto, la polizia sta indagando per scoprirne l’identità, aggredisce brutalmente Guido Burgstaller colpendolo con violenza e causandone una caduta che gli fa sbattere la testa sull’asfalto.
Burgstaller è un attaccante austriaco in forza al Rapid Vienna che ad aprile ha compiuto 35 anni. I calciatore, cresciuto in patria, ha vissuto esperienze in Inghilterra al Cardiff e poi in Germania allo Schalke 04 e al St. Pauli. Nel 2022 è tornato in Austria per indossare la maglia del Rapid dove aveva raccolto in questa stagione 15 presenze e sei gol.
Frattura e carriera a rischio
Guido Burgstaller, dopo la caduta, è stato subito soccorso da alcuni testimoni che hanno allertato i soccorsi. Il colpo violentissimo subito dallo sconosciuto lo ha fatto cadere rovinosamente per terra sbattendo la testa. Una volta in ospedale è stato sottoposto ad alcuni esami che hanno evidenziato la frattura del cranio.
Sicuramente Burgstaller sarà costretto a rimanere lontano dai campi per alcuni mesi ma la sua carriera è ovviamente a rischio considerando che ad aprile compirà 36 anni. Il centravanti ha giocato oltre 150 partite nella serie a austriaca segnando oltre 50 gol.