È considerato tra i migliori giocatori del girone A di Eccellenza e non è un caso se in carriera ha accumulato oltre 300 presenze e valanghe di gol tra i professionisti. Ci riferiamo a Giampiero Clemente, fantasista che sta trascinando il Caccamo a suon di giocate di classe sopraffina. Con lui abbiamo fatto il punto della situazione, queste le sue parole a Goalsicilia.it.
Giampiero, partiamo da un bilancio del girone d’andata…
“Sicuramente positivo. Siamo partiti, e restiamo, con l’obiettivo della salvezza. Poi naturalmente una volta raggiunto magari sogniamo altro e cercheremo di divertirci facendo più punti possibili. Ripeto però che, al momento, il nostro unico obiettivo è la permanenza nella categoria”.
C’è stata una partita più difficile delle altre?
“Sono tutte difficili, magari quella che sulla carta sembra più ardua contro avversari blasonati, poi sul campo diventa una bella gara. Al contrario c’è quella squadra che anche inconsciamente, guardando la classifica, ritieni più facile e invece ti crea grandi difficoltà. Siamo noi a decretare l’andamento delle gare mettendo in campo il giusto atteggiamento, se invece non facciamo così rischiamo di perdere anche l’amichevole contro gli Esordienti”.
Che giudizio dai alle tue prestazioni?
“Non sono partito bene, tanto che all’esordio ho preso una bella squalifica. Al rientro ammetto di non aver giocato come tutti si aspettavano, ed è normale perché se ti chiami Giampiero Clemente tutti si aspettano qualcosa più del compitino. Per fortuna nell’ultimo mese, mese e mezzo, ho trovato la condizione giusta ed il modulo del mister mi aiuta ad esprimermi al meglio grazie anche alla presenza di bomber Virga che crea tanti spazi. Insomma il giudizio è da dividere in due, prima negativo poi positivo”.
Hai parlato dell’espulsione. Hai avuto la percezione che qualche arbitro sia prevenuto nei tuoi confronti?
“Sicuramente non ho un carattere facile è giusto dirlo. La cosa che ho notato però è che per esempio in C, dove ho giocato per tanti anni, c’era un modo diverso di porsi al calciatore da parte del direttore di gara. Questo aiuta il calciatore ad essere educato e cortese. Qui invece ci sono arbitri che, pur avendo fatto magari solo Prima categoria, si impostano ‘alla Collina’. È una cosa insopportabile, perché ci vogliono anche i modi per parlare con chi gioca, spesso sembra quasi ci sia una chiusura. Ciò non toglie che a volte ho sbagliato nelle reazioni. Anche se ho quasi 40 anni devo migliorare questo aspetto caratteriale”.
A luglio appunto farai 40 anni, ma vedendoti giocare è lampante che potresti ancora essere protagonista in categorie superiori…
“Avevo smesso, non c’è più la voglia di fare un determinato tipo di calcio. A 36 anni, appendendo le scarpe al chiodo, mi sono occupato per due annate di Settore giovanile a Benevento. Poi quasi per caso mister Tarantino mi ha invogliato e coinvolto nel progetto Villabate e sono tornati gli stimoli. Stimoli che quest’anno sono raddoppiati perché c’è un ambiente che ha fame di calcio, un presidente passionale, insomma tutte le condizioni per fare bene. Inoltre credo che l’Eccellenza mi permette di esprimermi ancora al meglio, salendo credo che verrebbe fuori l’età avanzata (ride, ndr)”.
Qual è l’esperienza più bella della tua carriera?
“Di solito ci si ricorda quando vinci, è normale che porto dentro le cinque promozioni dalla C2 alla C1. Onestamente i cinque anni di Benevento sono quelli che hanno segnato la mia carriera, camminando di pari passo con il biennio a Perugia. Queste sono le due piazze, anche se un pezzetto di cuore c’è in tutte, che mi hanno fatto vivere le più grandi emozioni”.
Se invece ti chiedo il gol più bello?
“Qualcuno bellino l’ho fatto (ride, ndr). Forse al primo posto metto la punizione col Perugia in quel di Campobasso. Se dovessi scegliere invece il più importante, in realtà sono tre, la tripletta con il Vittoria in C2 nella finale contro il Brindisi che valse la promozione”.