Akragas: onore a Di Napoli, adesso però serve programmare il futuro

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Era il 18 luglio scorso, tutto l’ambiente calcistico agrigentino aveva tirato un sospiro di sol

Era il 18 luglio scorso, tutto l’ambiente calcistico agrigentino aveva tirato un sospiro di sollievo con l’iscrizione dell’Akragas in Lega Pro e la fine (momentanea) delle turbolenze in seno alla società. All’Esseneto era già tempo di guardare alla stagione che stava per arrivare: in una sala stampa molto calda e con le pareti roventi per il sole estivo che si abbatteva sulla città, Lello Di Napoli veniva presentato sia ai giornalisti che, per tramite, alla città.

Nemmeno il tempo dei saluti e delle strette di mano tra colleghi ed addetti ai lavori e già, dopo pochi minuti, Di Napoli non era più con la polo indossata durante la presentazione ma era possibile vederlo con tuta e fischietto addosso, pronto per andare in campo e svolgere i suoi primi allenamenti; è lì che è nata la stagione dell’Akragas, è indubbiamente quello il primo ricordo che si ha del mister ed anche il più emblematico visto che, durante l’arco dei sofferti nove mesi successivi, il frenetico lavoro sul campo è stata la costante che ha poi permesso ad Agrigento di salvare la Lega Pro.

Di Napoli aveva quindi già mostrato a luglio, in quel primo giorno di lavoro, le proprie velleità e le proprie caratteristiche tanto umane quanto professionali; non era facile ereditare la panchina da Pino Rigoli, che all’Esseneto ha conosciuto la scomodità anche materiale di quella panchina visto che quando è arrivato nell’estate del 2012 la struttura a bordocampo era ancora in muratura ed appariva stretta per una categoria quale quella dell’Eccellenza e, quando poi è ritornato, è riuscito a far rimanere l’Akragas nei piani alti del professionismo: eppure, Di Napoli è riuscito nella doppia impresa di salvare ancora una volta i biancazzurri ed essere salutato dai tifosi come un Gigante, uscendo dal campo dell’Esseneto con le braccia alzate in segno di vittoria esattamente come aveva fatto 25 anni prima in veste di attaccante dopo la promozione in Serie C2 nello spareggio contro il Calitri.

Onore quindi al mister, che a dicembre poteva già salutare dopo le prospettive di abbandono del campionato per via delle diatribe societarie e delle difficoltà finanziarie; è invece rimasto, ha continuato a lavorare con una rosa seppur rimaneggiata ed ha raggiunto l’obiettivo della salvezza. Di Napoli ha fatto il suo, lo ha fatto molto bene ed lo ha fatto dimostrando anche attaccamento affettivo ad una piazza come Agrigento, che nel 1992 gli ha regalato la gioia della promozione tra i professionisti e che quest’anno gli ha dato la possibilità di allenare in Lega Pro.

Ma adesso viene la parte più difficile: a bocce ferme e con l’intero ambiente che prende fiato dopo 38 giornate (e due partite di play out) passate in apnea, serve ora pianificare la nuova stagione ed in primo luogo trovare soldi e mezzi per l’iscrizione in un campionato salvato sul campo con il sudore di tanti giovani che si son messi in discussione in una piazza esigente quale quella agrigentina. Il patron Giavarini, dopo il totale disimpegno annunciato a gennaio, ha poi continuato a garantire la liquidità necessaria per il proseguimento della stagione ed il pagamento degli stipendi ed adesso afferma anche di poter rimanere per proseguire il progetto pur se da semplice sponsor. Le dichiarazioni sono arrivate durante dallo stesso Giavarini durante la trasmissione “Solo Akragas” e sicuramente rappresentano un passo avanti ma al fianco anche di una constatazione effettuata dallo stesso imprenditore, ossia senza altri sponsor importanti è dura andare avanti.

Il primo riferimento è all’Enel, che dal 2014 ha sposato la causa biancazzurra inserendosi come main sponsor, ma non è detto che continui il suo sodalizio con l’Akragas. Servono quindi quei milioni garantiti dal gigante nazionale dell’energia per poter programmare con calma la prossima stagione. Ma non solo: servono certezze sui lavori dell’impianto di illuminazione e sulla convenzione con il comune di Agrigento; l’Esseneto, a tal proposito, ha ospitato le gare in regime di deroga della deroga, un altro anno senza torri faro all’interno del tempio del tifo akragantino non sarà più accettato.

Serve, ed in fretta, sbrigare queste prima matasse: la stagione appena conclusa, ha sì salvato l’Akragas ma ha lasciato dietro di sé un progetto che seppur tecnicamente valido da un punto di vista economico e strutturale va indubbiamente rivisto e rivisitato con i tasselli che devono inevitabilmente tornare tutti a proprio posto dopo l’estenuante cavalcata terminata domenica scorsa. Per Agrigento poter ospitare la prossima Lega Pro è un’occasione ghiotta, che va anche ben oltre l’aspetto sportivo: nella Serie C che verrà, ci saranno sei squadre siciliane tra rivali ed amiche, tante squadre blasonate e la città deve avere l’opportunità di dimostrare ancora una volta sul campo di meritare di competere con piazze e squadre dalla storia e dal blasone importanti.