Akragas, Castronovo: “Squalifica? Forse con un omicidio sarebbe stata più lieve. Ecco la mia ricostruzione dei fatti…”
Attraverso i canali ufficiali del club, il presidente dell’Akragas, Giov
Attraverso i canali ufficiali del club, il presidente dell’Akragas, Giovanni Castronovo, dice la sua sulla squalifica comminatagli dal Giudice Sportivo:
“Forse se avessi commesso un omicidio avrei avuto una squalifica più lieve. Alla fine del primo tempo mi sono lamentato con il sig. Lipari per la sua pessima direzione di gara, per il suo protagonismo a senso unico (cosa già sperimentata in occasione della gara dello scorso anno dei play off Don Carlo Misilmeri-Olimpica Akragas), nonché per la concessione dell’inesistente rigore al Marineo. E nel far ciò ho fatto presente che per mantenere questa squadra faccio enormi sacrifici economici e logistici, ragion per cui questi sforzi non possono certamente essere vanificati dal suo inadeguato modo di arbitrare. Il sig. Lipari, con fare provocatorio, non rispondeva ma mi rideva in faccia in modo sarcastico. Al che l’ho invitato ad un comportamento più consono, anche per un rispetto che avrebbe dovuto avere in ragione della differenza di età tra di noi. A fine gara, con grande stupore di tutti gli astanti, ivi comprese le forze dell’ordine,il sig. Lipari, probabilmente (si spera infastidito per il pessimo voto attribuitogli dal commissario presente), irrompeva all’interno della nostra segreteria e riconsegnava a Maurizio Capraro il tempio della Concordia regalato all’intera terna arbitrale, così come siamo soliti fare ogni domenica, in quanto non più gradito per coi che era accaduto. A quel punto ho ritenuto doveroso apostrofare come maleducato il direttore di gara, visto che con il suo inqualificabile comportamento aveva mancato di rispetto non solo alla società Akragas ma all’intera città di Agrigento. Questa è la reale ricostruzione dei fatti accaduti domenica scorsa. Ed al fine di ripristinare la verità dei fatti, così come verificatisi, stiamo predisponendo il doveroso ricorso, rappresentando agli organi preposti quello che è stato il contegno dell’arbitro designato, il quale vestitosi di autorita’ ha ritenuto di fare tutto ciò che riteneva, forte della fede previlegiata di cui purtroppo gode il suo referto in seno alla giustizia sportiva”.