AIC, Calcagno: “Calciatori vogliono tornare a giocare. Situazione cassa integrazione, serie C e campi neutri…”

Ai microfoni di “gianlucadimarzio.com”, il vicepresidente AIC, Umberto Calcagno, dice la sua sulla situazione attuale e sull’eventuale ripresa dei campionati:

“I calciatori vogliono, ma non vogliono tornare a tutti i costi. La cosa brutta di questo periodo sono state le strumentalizzazioni. Sembra che l’atteggiamento dei calciatori e dell’AIC sia cambiato, noi invece siamo sempre stati coerenti. Tornare in campo si può fare ma a determinate condizioni. Stiamo aspettando la validazione di un protocollo che purtroppo ha ancora tanti punti interrogativi quindi anche noi stiamo cercando di capire se e come andare avanti”.

CASSA INTEGRAZIONE SOTTO I 50MILA EURO “E’ un provvedimento che auspichiamo. Abbiamo fatto un accordo quadro con la Federazione che prevede la cassa integrazione e un fondo di solidarietà per chi ha un reddito al di sotto dei 50mila euro. Stiamo provando a convincere anche la A e la B a prendere parte di questo fondo. Se le società di A versassero il 10% di una mensilità dei loro calciatori avremmo una cifra che ci permetterebbe di coprire questo fondo e di dare ristoro alla D, al calcio femminile, al Calcio a 5. Se il nostro movimento si scorda dei più deboli vuol dire che non capisce l’importanza della base”.

SERIE C “La responsabilità dei consiglieri federali è non esporre la Federazione a ricorsi fondati. La proposta della Lega Pro va valutata all’interno del sistema, non possiamo valutare la Lega Pro come una realtà a sé stante. Dovremmo trovare il giusto compromesso se non riusciremo a chiudere i campionati e dovremo dare il giusto valore ai 2/3 di campionati già giocati. Anche per rispetto della Lega. Oggi ci sono i playoff in C, così come in B per la terza promossa, se si finisse il campionato. Spero quindi che ci siano sempre criteri omogenei. Anche se so che non sarà possibile convincere tutti. Stabilire chi far retrocedere con la classifica attuale di serie C è un mestiere che io eviterei in questo momento”.

CAMPI NEUTRI “L’ipotesi presupporrebbe di tenere le squadre in ritiro per un certo periodo in un unico posto. Ipotizzare una soluzione che vada oltre le 2 settimane di ritiro è difficile anche a livello psicologico, sono ragazzi di 20-30 anni, non si può immaginare di chiuderli come in un circo per 2 mesi per fargli disputare un campionato che in questo caso avrebbe risvolti complessi da gestire”.

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Redazione