Aggressione all’arbitra: “Ci sono i testimoni” | Si va a processo per la violenza
Ennesima aggressione contro un direttore di gara, tra l’altro donna, ma questa volta potrebbe essere andata diversamente.
Negli ultimi anni, episodi di violenza nei confronti degli arbitri da parte di calciatori e allenatori sono diventati sempre più frequenti, suscitando preoccupazione nel mondo del calcio. Uno dei casi più noti è quello di Patrice Evra, che nel 2017 aggredì verbalmente un arbitro durante una partita di Europa League, sfogando la sua frustrazione per decisioni controverse. In Italia, Mario Balotelli ha spesso manifestato il suo disappunto in modo plateale, criticando pubblicamente gli arbitri dopo partite di Serie A, contribuendo a creare un clima di tensione. Questi comportamenti, seppur spesso dettati dall’adrenalina, non giustificano atteggiamenti aggressivi che danneggiano l’immagine del calcio.
Anche gli allenatori non sono esenti da episodi di aggressività nei confronti degli arbitri. José Mourinho, famoso per il suo temperamento acceso, è stato protagonista di numerosi scontri verbali, come quello avvenuto durante una partita di Premier League nel 2018, quando accusò l’arbitro di parzialità in conferenza stampa. Antonio Conte, invece, fu espulso per aver affrontato l’arbitro con veemenza a causa di un presunto errore durante una partita dell’Inter. Questi episodi mettono in luce come anche i tecnici, spesso chiamati a dare l’esempio, possano contribuire ad alimentare un clima ostile.
Non sono mancati casi ancora più gravi che hanno superato i confini del campo. Nel 2022, in Brasile, un arbitro fu colpito fisicamente da un giocatore di una lega minore, un episodio che scosse l’opinione pubblica come purtroppo spesso accade nel nostro calcio minore. In Argentina, Diego Maradona, sebbene fuori dal campo, criticò duramente la classe arbitrale in più occasioni, alimentando la tensione tra tifosi e ufficiali di gara. Questi eventi mostrano come il rispetto per il ruolo arbitrale sia spesso trascurato.
La violenza contro gli arbitri non è solo un problema etico, ma ha anche conseguenze pratiche: diversi arbitri dilettanti hanno abbandonato la carriera a causa delle minacce ricevute. È essenziale che il calcio adotti misure severe per prevenire tali episodi, sensibilizzando i protagonisti del gioco e introducendo sanzioni esemplari per chi viola le regole del rispetto.
La tentata aggressione all’arbitra
Si sta giocando la partita tra Parabiago e Vela Mesero, Prima categoria Lombardia. L’arbitro, peraltro una donna, fischia un fallo in favore della squadra di casa e succede di tutto. Il tecnico degli ospiti, Corrado Garavaglia, entra in campo e si posiziona a pochi centimetri da essa insultandola.
Come stabilisce il referto e il provvedimento del Giudice Sportivo, che squalificherà il tecnico per quasi quattro mesi, oltre agli insulti l’allenatore avrebbe alzato il braccio nel tentativo di colpirla. Qui però veniva fermato dai calciatori di entrambe le squadre e, una volta allontanato lasciando il campo continuava ad inveire contro l’arbitra.
La difesa dell’allenatore “Ho i testimoni”
Il tecnico, squalificato per quasi quattro mesi per l’aggressione verbale ed il tentativo di aggressione fisica, non ci sta e dichiara che i fatti non sono andati proprio così. Queste le sue parole riportate da “Tuttocampo”: “Non è successo niente di quanto scritto, l’unico motivo per cui sono entrato in campo è perché stava nascendo una rissa e volevo placare gli animi”.
Continua Corrado Garavaglia: “Ho detto che all’arbitra che gli animi erano così tesi per colpa sua, nessun insulto o aggressione. Mi ha espulso e ho lasciato il campo da solo. Quanto scritto nel referto è sbagliato e c0era tanta gente allo stadio che può testimoniarlo”.