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Acireale, Di Mauro: “Chiarezza su dimissioni Meli, addio a Strano, mister Facciolo…”

“Fisicamente non sono al cento per cento, ma è indubbio che ci sono”. Queste sono le prime dichiarazioni del presidente Giovanni Di Mauro, rientrato a casa dopo un intervento chirurgico.

Convalescente e in attesa di poter incontrare la stampa, Di Mauro ha voluto comunque trasmettere dei messaggi positivi per chiarire che i recenti cambiamenti non mettono in discussione la stagione granata né la determinazione di andare avanti.

“Sono successe, di fatto, due cose: le dimissioni del Direttore Sportivo, Ettore Meli, e l’allontanamento di Enrico Strano, che ha reso noto di mettere a disposizione le sue quote. Per il resto non c’è stato altro, al netto di quanto si dica su terremoti o quant’altro. Facciolo non era stato ufficializzato, non si è dimesso e non è stato cacciato. Personalmente sono dispiaciuto perché tutte le voci e le dietrologie sono state diffuse mentre io ero impossibilitato a dare risposte.

“Su Meli, adesso, posso dire di aver accettato serenamente le dimissioni, sebbene abbia trovato di cattivo gusto il suo comunicato alla stampa. Di fatto, nel testo che ha diffuso usa i nomi di chi ringrazia per mettere in evidenza che non ringrazia me, e lascia intendere che qualcuno gli abbia parlato male di Savanarola, fuorviandolo. Per quanto mi riguarda, però, posso dire che al nostro primo incontro fu proprio lui a mettere in chiaro la sua posizione su Savanarola, dicendoci che non voleva facesse parte del progetto, senza che ne avessimo mai parlato prima. Non so, quindi, chi fu a mettergli in testa le idee alle quali fa cenno nel comunicato, ma certamente non fui io.

Riguardo alle presunte pressioni sullo spogliatoio, delle quali si è parlato proprio dopo quel suo comunicato, posso smentirle serenamente e posso farmi forte delle testimonianze di chi ha vissuto lo spogliatoio. Non ho mai fatto pressioni, anzi. Prendemmo una sola decisione, lo scorso anno, sullo spogliatoio, e fu quella legata a De Sanzo. Colgo l’occasione per chiarire, peraltro, che non fu generata da una mia pressione. Con Marra, poi, il contratto era finito e abbiamo chiuso in ottimi rapporti, coscienti del fatto che lui volesse avvicinarsi alla famiglia. I rapporti, per quanto mi riguarda, sono ottimi anche con Chiavaro, in merito al quale – anche in questo caso – non è stata certo la mia pressione a incidere sulla divisione delle strade.

“Riguardo l’allontanamento di Strano, concordo sulla divergenza di vedute, ma non sulla questione dell’atto d’amore: so che Strano onorerà gli impegni che lo riguardano, e lo farà anzitutto perché è una persona estremamente corretta; so anche quanto ami l’Acireale, e che gli sarà vicino, ma la certezza che ho è che un atto d’amore è fatto di vicinanza tangibile, e se io rimango è perché questo atto d’amore voglio che abbia la concretezza della presenza.

“Dico, infine, che non ci sono porte chiuse: il progetto continua, e lo fa con le porte aperte. Abbiamo avviato un percorso con le persone giuste, capaci, e vogliamo che continui con le persone giuste. Acireale Calcio significa squadra, significa presidenza e dirigenza, significa staff, ma significa anche, e forse soprattutto, tifosi. Ai tifosi dico che tutto quello che si sta facendo è sotto la luce del sole: gestire la Società comporta sicuramente un enorme peso in fatto di oneri, e di contro pochissimi onori. Non ci può essere alcun tornaconto, come non c’era due anni fa, quando con Strano abbiamo di fatto voluto salvare il campionato, e non c’era un anno fa, quando abbiamo voluto salvare la Società. Sapevo che economicamente era una scommessa che comportava delle perdite, e da allora non è cambiato nulla. Cosa ci si può guadagnare dal combattere le difficoltà mettendo in campo un enorme impegno economico, fisico, mentale e sentimentale, se non la certezza di aver tenuto in piedi un progetto che si ama? Solo questo: un amore per la squadra, e per questo sport, che viene prima di tutto. Non c’è altro dietro. Chi vuole condividere tutto questo può farlo. Non ci sono porte chiuse”.

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Dario Li Vigni